Il trattato  del  Purgatorio
di 
 
Santa     Caterina    da    Genova



Come Santa Caterina, per comparazione del divin fuoco il quale in sé sentiva, comprendeva com' era il Purgatorio, e in che modo vi stanno l' anime contente e tormentate.


1. Quest' anima santa ancora in carne, trovandosi posta nel Purgatorio dell' affocato divino Amore, il quale tutta la bruciava e purificava di quanto era in lei da purificare, acciocché, passando di questa vita, potesse esser presentata innanzi al cospetto del suo dolce Amore Iddio, per mezzo di questo amoroso fuoco, comprendeva nell' anima sua come stavano l' anime de' fedeli nel luogo del Purgatorio, per purgare ogni ruggine e macchia di peccato, che in questa vita ancora non avessero purgato. E così come essa posta nel Purgatorio amoroso del divin fuoco stava unita a esso divino Amore, e contenta di tutto quello ch' egli in lei operava, così comprendeva delle anime che sono nel Purgatorio. E diceva:

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. L' anime che sono nel Purgatorio (secondo che mi par comprendere) non possono avere altra elezione che di essere in esso luogo; e questo è per l' ordinazione di Dio, il quale ha fatto questo giustamente.
Né si possono più voltare verso se stesse, né dire: Io ho fatto tali peccati per li quali merito di star qui. Né possono dire: Io non li vorrei aver fatti, perché me n' andrei ora in Paradiso. Né dire: Quegli n' esce più presto di me; ovvero: Io n' uscirò più presto di quello. Non possono avere alcuna memoria propria, né d' altri parimente, in bene o in male, che in loro faccia maggior afflizione del suo ordinario. Ma hanno un tanto contento di essere nell' ordinazione di Dio, e ch' egli adoperi tutto quello che gli piace, e come gli piace, che di lor medesime non possono pensare con maggior loro pena. E solamente veggono l' operazione della divina bontà, la quale ha tanta misericordia all' uomo per condurlo a sé, che di pena o di bene che possa accadere in proprietà, non si può da esse niente vedere; e se'l potesser vedere, non sarebbero in carità pura. Non possono vedere altresì che sieno in quelle pene per li loro peccati, e non possono tener quella vista nella mente; imperciocché ciò sarebbe una imperfezione attiva, la qual non può essere in detto luogo, perché non vi si può attualmente più peccare. La causa del Purgatorio che hanno in loro, la veggono una sol volta nel passare di questa vita: e poi mai più non la veggono; perché altrimenti vi sarebbe una proprietà.

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. Essendo perciò quell' anime in carità, e da quella non potendo più deviare con attual difetto, non possono più volere né desiderare se non il puro volere della pura carità; ed essendo in quel fuoco purgatorio, sono nell' ordinazione divina. La qual' è carità pura; e non possono più in alcuna cosa da quella deviare, perché son private così di attualmente peccare, come il sono di attualmente meritare.

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. Non credo che si possa trovar contentezza da comparare a quella di un' anima di Purgatorio, eccetto quella de' Santi del Paradiso. E questa contentezza cresce ogni giorno, per l' influsso di Dio in esse anime; il quale va crescendo siccome va consumando l' impedimento dell' influsso. La ruggine del peccato è l' impedimento; e il fuoco va consumando la ruggine: e così l'anima sempre più si va discoprendo al divino influsso. Siccome appunto una cosa coperta non può corrispondere alla riverberazione del sole, non per difetto del sole, che di continuo luce, ma per l' opposizione della copertura, se si consumerà dunque la copertura, si discoprirà la cosa al sole. E tanto più corrisponderà alla riverberazione, quanto la copertura più s' andrà consumando. Così la ruggine (cioè il peccato) è la copertura delle anime; e nel Purgatorio si va consumando per lo fuoco; e quanto più si consuma, tanto sempre più corrisponde al vero sole Iddio. Però tanto cresce la contentezza, quanto manca la ruggine, e si discopre l' anima al divin raggio. E così l' un cresce e l' altro manca, sin che sia finito il tempo. Non manca però la pena, ma solo il tempo di stare in essa pena. E per quanto s' aspetta alla volontà di quell' anime, esse non possono mai dire che quelle pene sien pene: tanto si contentano dell' ordinazione di Dio, colla quale è unita la lor volontà in pura carità.

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. Dall' altra parte poi hanno una pena tanto estrema, che non si trova lingua che il possa narrare, né intelletto che possa capirne una minima scintilla, se Dio non gliela mostrasse per grazia speciale. La quale scintilla Dio per grazia la mostrò a quest'anima; ma colla lingua io non la posso esprimere. E questa vista che mi mostrò il Signore, mai più non s' è partita dalla mia mente. Io ve ne dirò quello ch' io potrò; e intenderanno quelli a quali il Signore si degnerà l' intelletto aprire.

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. Il fondamento di tutte le pene si è il peccato, originale od attuale. Dio ha creata l' anima pura, semplice, e netta d'ogni macchia di peccato, con un certo istinto beatifico verso di lui; dal quale istinto il peccato originale, ch' essa trova, l' allontana. Poi quando vi si aggiunge l'attuale, ancora più ella se ne allontana; e, quanto più se ne discosta, tanto più diventa maligna; imperciocché Dio meno le corrisponde. E perché tutte le bontà che possano essere, sono per participazione di Dio. Il quale corrisponde nelle creature irrazionali, come vuole e come ha ordinato, e non manca loro mai; all' anima poi razionale corrisponde più e meno, secondo che la trova purificata dall' impedimento del peccato. Perciò, quando si trova un' anima che si accosti alla sua prima creazione pura e netta, quell' istinto beatifico se le va discoprendo, e crescendo tuttavia, con tanto impeto, e con tal veemenza di fuoco di carità (il quale la tira al suo ultimo fine) che le par cosa insopportabile l' essere impedita, e quanto più vede, tanto l' è più estrema pena.

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. E perché l' anime, che sono nel Purgatorio, sono senza colpa di peccato, perciò non hanno impedimento tra Dio e loro, se non quella pena, la quale le ha ritardate, sicché l' istinto non ha potuto aver la sua perfezione. Così veggendo esse per certezza quanto importi ogni minimo impedimento, ed esser per necessità di giustizia ritardato esso istinto, quindi nasce in loro un estremo fuoco, simile a quello dell' Inferno, se si eccettui la colpa, la qual' è quella che fa la volontà maligna a' dannati dell' Inferno, a' quali Dio non corrisponde colla sua bontà. E perciò essi restano in quella disperata maligna volontà contra la volontà di Dio.

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. Quindi vedesi esser manifesto, che la perversa volontà contra la volontà di Dio è quella che fa la colpa e, perseverando la mala volontà, persevera la colpa. E, per esser quelli dell' Inferno passati da questa vita colla mala volontà, la loro colpa non è rimessa, né si può rimettere; perché più non si possono mutare di volontà, poiché con quella son passati da questa vita. Nel qual passo si stabilisce l' anima in bene o in male, come si trova colla volontà deliberata; siccom' è scritto: Ubi te invenero, cioè, nell' ora della morte, con qual volontà, o di peccare o malcontento e pentito del peccato, ibi te iudicabo
. Al qual giudizio non è poi remissione, imperciocché, dopo la morte, la libertà del libero arbitrio non è più convertibile, ma sta fermata in quello, in ch' ella si trova al punto della morte. Quelli dell' Inferno, per esser trovati al punto della morte colla volontà di peccare, hanno con seco la colpa infinitamente, e la pena. Non però tanta quanta meritano, ma pur quella che hanno è senza fine. Ma quelli del Purgatorio han solamente la pena, perciocché la colpa fu cancellata nel punto della morte, essendo stati essi trovati malcontenti e pentiti de' lor peccati. E così essa pena è finita, e va sempre mancando, quanto al tempo, com' è detto. Oh miseria sopra ogni miseria! E tanto più quanto non è considerata dall' umana cecità.

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. La pena de' dannati non è già infinita in quantità, imperciocché la dolce bontà di Dio spande il raggio della sua misericordia ancora nell' Inferno. Perché l' uomo, morto in peccato mortale, merita pena infinita, e tempo infinito di essa pena. Ma la misericordia di Dio ha fatto solo il tempo della pena infinito, e la pena terminata in quantità: imperciocché giustamente gli avrebbe potuto dar molto maggior pena che non gli ha dato. Oh quanto è pericoloso il peccato fatto con malizia! Perché l' uomo con difficoltà se ne pente; e non pentendosi esso, sempre sta la colpa; la quale tanto persevera, quanto l' uomo sta nella volontà del peccato commesso, o di commetterlo.

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. Ma l' anime del Purgatorio hanno in tutto conforme la lor volontà con quella di Dio. E però Dio corrisponde loro colla sua bontà, ed esse restan contente, quanto per volontà, e purificate dal peccato originale ed attuale, quanto alla colpa. Restan così purificate quell' anime come quando Dio le creò. E per esser passate da questa vita malcontente e confessate di tutti i loro peccati commessi, con volontà di più non commetterne, Iddio subito perdona loro la colpa; e non resta loro se non la ruggine del peccato, della quale poi si purificano nel fuoco con pena. E così, purificate d' ogni colpa e unite a Dio per volontà, veggiono chiaramente Dio secondo il grado ch' egli fa lor conoscere; e veggiono ancora quanto importi la fruizione di Dio, e che l' anime sono state create a questo fine. Trovano ancora una tanta conformità unitiva con esso lor Dio, la qual tira tanto a sé (per l' istinto naturale dell' anima verso Dio), che non possono addursi ragioni, figure od esempi che sieno sufficienti a chiarir questa cosa, in quel modo che la mente la sente in effetto e comprende per interior sentimento. Nondimeno io ne dirò uno, che alla mente mi s'appresenta.

11. Se, in tutto il mondo, non vi fosse se non un pane, il qual dovesse levar la fame a tutte le umane creature, e che solamente veggendolo, le creature si saziassero; avendo l' uomo per natura, quando è sano, istinto di mangiare, se non mangiasse, e non si potesse infermare né morire, quella fame sempre crescerebbe; perché l' istinto di mangiare mai non gli manca. E sapendo l' uomo allora, che solo il detto pane il può saziare, e, non avendolo, la fame non si potrebbe levare, e perciò resterebbe l' uomo in pena intollerabile. Ma quanto più se gli avvicinasse non potendolo vedere, tanto più in lui s' accenderebbe il desiderio naturale, il quale per suo istinto sarebbe tutto raccolto verso esso pane, dove consisterebbe tutto il contento suo. E se fosse certo di non aver giammai a vedere il pane, in quel punto avrebbe l' Inferno compito, a somiglianza dell' anime dannate, le quali son prive d' ogni speranza di mai poter vedere il pane Dio, vero Salvatore. Ma l' anime del Purgatorio hanno speranza di veder esso pane, e in tutto saziarsene. Perciò tanto solamente patiscono fame, e tanto stanno in pena, quanto staranno a potersi saziare di quel pane, Gesù Cristo, vero Dio Salvatore, Amor nostro.

12
. Siccome lo spirito netto e purificato non trova luogo, eccetto Dio, per suo riposo, per essere stato a questo fine creato, così l' anima in peccato non ha altro luogo se non l' Inferno, avendole ordinato Dio quel luogo per fin suo. Però, in quell' istante che lo spirito vien separato dal corpo, l' anima va all' ordinato luogo suo senz' altra guida, eccetto quella che ha la natura del peccato; partendosi però l' anima dal corpo in peccato mortale. E se l' anima non trovasse in quel punto quella ordinazione, procedente dalla giustizia dì Dio, rimarrebbe in maggiore Inferno che non è quello, per ritrovarsi fuori di essa ordinazione, la quale partecipa della divina misericordia, perché non dà all' anime condannate tanta pena, quanta esse meritano. Perciò, non trovando luogo più conveniente, né di minor male per loro, spinte dall' ordinazione di Dio, vi si gettan dentro, come nel suo proprio luogo.

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. Così, al proposito nostro del Purgatorio, l' anima separata dal corpo, la quale non si trova in quella nettezza in cui fu creata, veggendosi avere l' impedimento, e che non le può esser levato, se non per mezzo del Purgatorio, presto vi si getta dentro, e volentieri. Che se non trovasse questa ordinazione atta a levarle quell' impaccio, in quell'istante in lei si genererebbe un Inferno peggiore del Purgatorio, veggendo essa di non poter giungere (per l' impedimento) al suo fine Dio. Il quale tanto importa che, in comparazione di un tal fine, il Purgatorio non è da stimare: benché, siccome si è detto, sia simile all' Inferno. Ma in quella comparazione è quasi niente.

14
. Più ancora dico. Ch' io veggio, quanto per parte di Dio, il Paradiso non abbia porta: ma chi vuole entrare vi entra, perché Dio è tutto misericordia, e sta verso noi colle braccia aperte per riceverne nella sua gloria. Ma ben veggio, altresì, quella divina essenza esser di tanta (e molto più che immaginar si possa) purità e nettezza, che l' anima, la quale in sé abbia tanta imperfezione quanto sarebbe un minimo bruscolo, si getterebbe più presto in mille Inferni, che trovarsi in presenza della divina maestà con quella macchia. E perciò, veggendo essa il Purgatorio ordinato per levarle esse macchie, vi si getta dentro; e le par trovare una gran misericordia, per potersi levare quell' impedimento.

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. Di quanta importanza sia il Purgatorio, né lingua il può esprimere, né mente capire; se non ch' io il veggio essere di tanta pena come l' Inferno. E nientedimeno, io veggio l' anima, la qual' in sé sente una minima macchia d' imperfezione, riceverlo per misericordia (come si è detto), non facendone in un certo modo stima, in comparazione di quella macchia impeditiva del suo amore. E parmi vedere la pena dell' anime del Purgatorio esser più per vedersi avere in sé cosa che dispiaccia a Dio, e averla fatta volontariamente contra tanta bontà, che per niun altro tormento che sentano in esso Purgatorio. Questo è perché, essendo quell' anime in grazia, veggiono la verità e l' importanza dell' impedimento, il quale non le lascia approssimare a Dio.

16
. Tutte queste cose, che si son dette per comparazione di quello ch' io ne son certificata nella mente mia (per quanto io n' ho potuto comprendere in questa vita), son di tanta estremità, che ogni vista, ogni parola, ogni sentimento, ogn' immaginazione, ogni giustizia, ogni verità, mi paion bugie, e cose da niente. Resto ancora confusa, per non saper trovare vocaboli più estremi. Io veggio sì gran conformità di Dio coll' anima, che quando egli la vede in quella purità in cui Sua Maestà la creò, le dà un certo modo attrattivo d' affocato amore, sufficiente per annichilarla, bench' ella sia immortale. E la fa stare tanto trasformata in sé suo Dio, che non si vede esser altro che Dio, il qual continuamente la va tirando e affocando, né mai la lascia, sin che l' abbia condotta a quell' essere nel qual' è uscita dalle mani di lui, cioè in quella pura nettezza che fu creata.

17
. Quando l' anima, per interior vista, si vede così da Dio tirare con tanto amoroso fuoco, allora per quel calore dell' affocato amore del suo dolce Signore e Dio, che sente ridondare nella sua mente, tutta si liquefà. Veggendo poi nel divin lume siccome Dio non cessa mai di tirarla e condurla all' intera sua perfezione, con tanta cura e continua provvisione; che il fa solo per puro amore; ed essa, per aver l' impedimento del peccato, non poter seguire quell' attrazione fatta da Dio, cioè quell' unitivo sguardo che Dio le ha dato per tirarla a sé; veggendo ancora quanto le importi l' esser ritardata da non poter vedere il divin lume: aggiuntovi l' istinto dell' anima la qual vorrebbe esser senza impedimento, per esser tirata da esso unitivo sguardo: dico, la vista delle predette cose esser quella che genera all' anime la pena la quale hanno nel Purgatorio. Non che facciano stima della lor pena (benché sia però grandissima), ma fanno più stima assai dell' opposizione che si trovano aver contra la volontà di Dio, il quale veggiono chiaramente acceso d' un estremo e puro amore verso di loro. Questo amore, con quell' unitivo sguardo, tira sì forte di continuo, come se altro che questo non avesse a fare. Perciò l' anima, questo veggendo, se trovasse un altro Purgatorio sopra quello, per potersi levar più presto tanto impedimento, ben tosto visi getterebbe dentro, per l' impeto di quell' amor conforme tra Dio e l' anima.

18
. Veggio, ancora, procedere da quel divino amore verso l' anima certi raggi e lampi affocati, tanto penetranti e forti, che pare debbano annichilare non solo il corpo, ma ancor essa anima, se fosse possibile. Questi raggi fanno due operazioni: per la prima purificano; colla seconda annichilano. Vedi l' oro: quanto più tu il fondi, tanto più divien migliore: e tanto il potresti fondere, che annichileresti in esso ogn' imperfezione. Questo effetto fa il fuoco nelle cose materiali. Ma l' anima non si può annichilare in Dio, ma sibbene in se stessa: e quanto più la purifichi, tanto più in essa l' annichili; ed al fine in Dio resta purificata. L' oro quando è purificato per fino a ventiquattro carati, non si consuma poi più, per fuoco che tu gli possa dare; perché non si può consumare se non la sua imperfezione. Così fa il divin fuoco nell' anima. Dio la tiene tanto al fuoco, che le consuma ogn' imperfezione e la conduce alla perfezione di ventiquattro carati (ognuno però in suo grado): e quando ella è purificata, resta tutta in Dio, senza alcuna cosa in sé propria. Ed il suo esser è Dio. Il quale, quando ha condotta a sé l' anima così purificata, allora ella resta impassibile, perché più non le resta da consumare. E se, pur così purificata, ella fosse tenuta al fuoco, questo non le sarebbe penoso; anzi le sarebbe fuoco di divino amore, come vita eterna, senz' alcuna contrarietà.

19
. L' anima è stata creata con tutte quelle buone condizioni, delle quali ella era capace, per arrivare alla perfezione. Vivendo però come Dio le ha ordinato, non contaminandosi d' alcuna macchia di peccato. Ma, essendosi contaminata per lo peccato originale, perde i suoi doni e le grazie, e resta morta; né si può risuscitare se non da Dio. E quando ella è risuscitata per lo Battesimo, le resta la mala inclinazione, la quale l' inclina e conduce (s' ella non fa resistenza) al peccato attuale; per lo quale di nuovo muore. Dio poi ancora la risuscita con un' altra grazia speciale, imperciocché ella resta così imbrattata, e conversa verso se stessa, che per rivocarla al suo primo stato, come Dio la creò, le bisognano tutte le sopraddette divine operazioni, senza le quali giammai ella non vi potrebbe ritornare. E quando l' anima si trova in via di ritornarvi, tanto è l' accendimento di doversi trasformare in Dio, che quello è il suo Purgatorio. Non che ella possa guardare al Purgatorio siccome a Purgatorio; ma quell' istinto acceso ed impedito è quello che le fa il Purgatorio. Quest' ultimo atto d' amore è quello che fa quest' opera senza l' uomo; trovandosi nell' anima tante imperfezioni occulte, che s' ella le vedesse, vivrebbe disperata: ma quest' ultimo stato le va consumando tutte. E poiché son consumate, Dio le mostra e lei, acciocché l' anima vegga l' operazion divina, che le causa il fuoco d'amore, il qual consuma quelle imperfezioni che son da consumare.

20
. E sappi che quello che l' uomo giudica in sé perfezione, innanzi a Dio resta difetto: imperciocché tutto ciò che l'uomo opera di cose, le quali abbiano apparenza di perfezione, come pur le vede, le sente, le intende, le vuole, ovvero ne ha memoria, senza riconoscerle da Dio, in tutto si contamina egli ed imbratta. Perché, dovendo l' operazioni esser perfette, bisogna che sieno operate in noi senza noi, quanto come agenti principali, e che l' operazione di Dio sia in Dio, senza l' uomo primo operante. Queste tali operazioni son quelle che fa Dio nell' ultima operazione dell' amor puro e netto, da sé solo, senza merito nostro: le quali sono tanto penetranti ed affocate all' anima, che il corpo, il quale è intorno ad essa, par che vada arrabbiando. In quel modo come chi stesse in un gran fuoco, poiché non s' acqueterebbe giammai fino alla morte. È vero che l' amor di Dio, il qual ridonda nell' anima (secondo ch' io veggio), le dà una contentezza sì grande, che non si può esprimere, ma questa contentezza, all' anime che sono in Purgatorio, non leva scintilla di pena. Anzi quell' amore, il quale si trova ritardato, è quello che fa loro la pena: e tanto lor fa pena maggiore, quanta è la perfezione dell' amore del quale Iddio l' ha fatte capaci. Sicché l' anime in Purgatorio han contento grandissimo, e pena grandissima: e l' una cosa non impedisce l' altra.

21
. Se l' anime di Purgatorio potessero purgarsi per contrizione, in un istante pagherebbero tutto il debito loro. Tanto affocato impeto di contrizione verrebbe ad esse, e questo per lo chiaro lume che hanno dell' importanza di quell' impedimento, che non le lascia congiungere col fine loro ed Amor Dio. E sappi certo che, del pagamento a quelle anime, pur un minimo danaro non si perdona, essendo così stabilito dalla divina giustizia. E questo è quanto per parte di Dio. Per parte poi dell' anime, esse non hanno più propria elezione, e non possono più vedere se non quanto vuol Dio; né altro vorrebbero, imperciocché così sono stabilite.

22
. E se alcuna limosina è fatta loro da quelli che sono al mondo, la quale minuisca loro il tempo, quanto ad esse, non si possono più voltare con affetto per vederle; eccetto sotto quella giustissima bilancia della volontà divina, in tutto lasciando fare a Dio, il quale si paga, come alla sua infinita bontà piace. E se si potessero voltare in vedere esse limosine fuori di essa divina volontà, ciò sarebbe loro una proprietà, che lor leverebbe la vista del divin volere; il che sarebbe ad esse un Inferno. Perciò stanno immobili a tutto quello che Dio dà loro, così di piacere e contentezza, come di pena: e mai più a se stesse proprie non si posson voltare. Tanto son' intime e trasformate nella volontà di Dio e si contentano in tutto dell' ordinazione sua santissima.

23
. E quando un' anima fosse presentata alla visione di Dio, avendo ancora un poco da purgare, se le farebbe una grande ingiuria, e ciò le sarebbe maggior passione che dieci Purgatori. Perciocché quella pura bontà e somma giustizia non la potrebbe sopportare: sarebbe cosa inconveniente per parte di Dio; ed a quell' anima, ch' ella vedesse Iddio non essere pienamente ancora da lei satisfatto, in modo che le mancasse pure un sol batter d' occhio di purgazione. Ciò le sarebbe cosa intollerabile e, per levarsi quella poca ruggine, andrebbe più presto in mille Inferni (quando se li potesse eleggere), che star innanzi alla divina presenza non purificata in tutto ancora.

24
. E così quell' anima benedetta, veggendo le sopraddette cose nel divin lume, disse: Viemmi voglia di gridare un sì forte grido che spaventasse tutti gli uomini che sono sopra la terra, e dir loro: O miseri, perché vi lasciate così accecare da questo mondo, che a una tanta e così importante necessità, come troverete al punto della morte, non date provvisione alcuna? Tutti state coperti sotto la speranza della misericordia di Dio, la qual dite esser tanto grande, ma non vedete che tanta bontà di Dio vi sarà in giudizio, per aver fatto contra la volontà d' un tanto buon Signore. La sua bontà vi dovrebbe costringere a far tutta la sua volontà e non darvi speranza di far male impunemente: perciocché la sua giustizia ancora non può mancare, ma bisogna che in alcun modo sia satisfatta appieno. Non ti confidare dicendo: Io mi confesserò, e poi prenderò la Indulgenza plenaria, e sarò in quel punto purgato di tutti i miei peccati; e così sarò salvo. Pensa che la confessione e contrizione, la qual' è di bisogno per essa Indulgenza plenaria, è cosa tanto difficile ad avere che, se tu il sapessi, tremeresti per gran paura, e saresti più certo di non averla, che di poterla avere.

25
. Io veggio quelle anime star nelle pene del Purgatorio colla vista di due operazioni. La prima è che patiscono volentieri quelle pene, e pare ad esse vedere che Dio abbia fatta loro gran misericordia, considerando quello che meritavano, e conoscendo quanto Dio importa. Imperciocché se la sua bontà non temperasse la giustizia colla misericordia, satisfacendola col prezioso sangue di Gesù Cristo, un sol peccato meriterebbe mille perpetui Inferni. E perciò patiscono questa pena così volentieri, che non se ne leverebbero un sol carato, parendo loro di giustamente meritarla, e ch' essa sia ben' ordinata. In modo che tanto si lamentano di Dio (quanto alla volontà) come se fossero in vita eterna. L' altra operazione è un contento, il qual' hanno veggendo l'ordinazione di Dio, coll' amore, e colla misericordia che opera verso l' anime. Queste due viste Iddio le imprime in quelle menti in un istante; e, perch' elle sono in grazia, le intendono e capiscono così come sono, secondo la loro capacità. E perciò ne ricevono un gran contento, il quale non manca lor mai, anzi va in esse crescendo tanto, quanto più si approssimano a Dio. E quelle anime non lo veggiono in loro, né per lor proprie, ma il veggiono in Dio; nel quale sono assai più intente, che nelle pene da lor patite, e del quale fanno assai più stima, senza comparazione. Perciocché ogni poca vista, che si possa aver di Dio, eccede ogni pena e ogni gaudio che l' uomo può capire: e benché la ecceda, non leva però ad esse una scintilla di gaudio, o di pena.

26
. Questa forma purgativa ch' io veggio delle anime del Purgatorio, la sento nella mente mia, massime da due anni in qua; e ogni giorno la sento e veggio più chiara. Veggio star l' anima mia in questo corpo come in un Purgatorio, conforme e consimile al vero Purgatorio, colla misura però che il corpo possa sopportare, acciocché non muoia; sempre nondimeno crescendo a poco a poco, fino a tanto ch' esso pur muoia. Veggio lo spirito alienato da tutte le cose, anche spirituali, che gli possono dar nutrimento, come sarebbe allegrezza, dilettazione, o consolazione. Ed egli non ha possanza di gustare alcuna cosa, sia temporale o spirituale, per volontà, per intelletto, né per memoria; in tal modo ch' io possa dire: Mi contento più di questa cosa, che di quell' altra.

27
. Trovasi l' interior mio in modo assediato, che di tutte quelle cose dove si refrigerava la vita spirituale, e la corporale, tutte a poco a poco gli sono state levate. E poiché gli son levate, esso conosce tutte essere state cose da pascersi e confortarsi: ma come sono dallo spirito conosciute, tanto sono odiate da esso ed abborrite, che se ne vanno tutte senza alcun riparo. Questo è perché lo spirito ha in sé l' istinto di levarsi ogni cosa impeditiva della sua perfezione, e con tanta crudeltà, ch' egli quasi lascerebbe mettersi nell' Inferno, per venire all' intento suo. E perciò va levando tutte le cose onde l' uomo interiore si possa pascere, e l' assedia tanto per sottile, che non vi può passare così minimo bruscolo d' imperfezione, il quale non sia da lui veduto ed abborrito.

28
. Quanto alla parte esteriore, perché lo spirito non le corrisponde, resta ancor' essa tanto assediata, che non trova cosa in terra dove si possa refrigerare, secondo il suo umano istinto. Non le resta altro conforto che Dio, il qual' opera tutto questo per amore, e con gran misericordia, per satisfare alla sua giustizia. Questa vista a detta parte esteriore dà gran pace e contentezza; ma questa contentezza non minuisce però la pena, né l' assedio; né se le potrebbe dar si gran pena, ch' essa volesse uscire da quella divina ordinazione. Non si parte di prigione, né ancora cerca d' uscirne, fino a tanto che Dio faccia quello che sarà bisogno. Il mio contento è che Dio sia satisfatto; né potrei trovar maggior pena come di uscir fuori dell' ordinazione di Dio, tanto giusta la veggio, e con gran misericordia. Tutte le predette cose io le veggio e tocco, ma non so trovar vocaboli convenienti per esprimere quanto vorrei dire; e quello ch' io ne ho detto, il sento operar dentro spiritualmente; e però l' ho detto.

29
. La prigione nella quale mi par d' essere, è il mondo; il legame, il corpo. E l' anima, illuminata dalla grazia, è quella che conosce la importanza di esser ritenuta o ritardata, per qualche impedimento, di non poter conseguire il fin suo: e però ciò le dà gran pena, per esser ella molto delicata. Riceve ancora da Dio, per grazia, una certa dignità, la quale la fa simile ad esso Dio; anzi la fa con seco una cosa medesima, per partecipazione della sua bontà. E siccome a Dio è impossibile che accader possa alcuna pena, così interviene all' anime, che si approssimano a lui; e quanto più gli si approssimano, tanto più della proprietà di lui ricevono. La ritardazione dunque che trova l' anima le causa pena intollerabile; la pena e il ritardo la fan difforme da quelle proprietà che essa ha per natura, e che per grazia le son mostrate. E non potendole avere, ed essendone capace, resta colla pena tanto grande, quanto ella stima Dio. La stima è poi tanto maggiore, quanto l' anima più conosce; e tanto più conosce, quanto è più senza peccato. Ma l' impedimento resta più terribile, massime che l' anima resta tutta raccolta in Dio e, per non avere alcun' esterno impedimento, conosce senza errore.

30. Siccome l' uomo, che si lascia ammazzare prima che offender Dio, sente il morire e gli dà pena, ma il lume di Dio gli dà uno zelo, il quale gli fa più stimare il divino onore che la morte corporale, così l' anima, conoscendo l' ordinazione di Dio, stima più quella ordinazione che non fa tutti i tormenti interiori ed esteriori, per terribili che possa' essere. E questo, perché Dio, per lo quale si fa quest' opera, eccede ogni cosa che sentire e immaginar si possa. E così l' occupazione che Dio dà all' anima di sé, per poca che sia, la tenga tanto in Sua Maestà occupata, ch' ella d' altro non può fare stima, perciò perde ogni proprietà, né più vede, parla, né conosce, danno o pena in sé propria: ma il tutto (come di sopra si è detto) conosce in un istante quando passa da questa vita. E finalmente, per conclusione, intendiamo, che Dio fa perdere tutto quello ch' è dell' uomo; e che il Purgatorio lo purifica


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JESUS OF NAZARETH

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Domenica 12 Dicembre 2010 Cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Massimiliano Kolbe! Vivete con impegno il cammino personale e comunitario nel seguire il Signore. L’Avvento è un forte invito per tutti a lasciare entrare sempre di più Dio nella nostra vita, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità, per avere una luce in mezzo alle tante ombre, alle tante fatiche di ogni giorno. Cari amici! Sono molto contento di essere in mezzo a voi, oggi, per celebrare il Giorno del Signore, la terza domenica dell’Avvento, domenica della gioia. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro Parroco, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, e il Vicario parrocchiale. Saluto quanti sono attivi nell’ambito della Parrocchia: i catechisti, i membri dei vari gruppi, come pure i numerosi aderenti al Cammino Neocatecumenale. Apprezzo molto la scelta di dare spazio all’adorazione eucaristica, e vi ringrazio delle preghiere che mi riservate davanti al Santissimo Sacramento. Vorrei estendere il mio pensiero a tutti gli abitanti del quartiere, specialmente agli anziani, ai malati, alle persone sole e in difficoltà. Tutti e ciascuno ricordo in questa Messa. Ammiro insieme con voi questa nuova chiesa e gli edifici parrocchiali e con la mia presenza desidero incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi stessi. Conosco le tante e significative opere di evangelizzazione che state attuando. Esorto tutti i fedeli a dare il proprio contributo per l’edificazione della comunità, in particolare nel campo della catechesi, della liturgia e della carità – pilastri della vita cristiana – in comunione con tutta la Diocesi di Roma. Nessuna comunità può vivere come una cellula isolata dal contesto diocesano; deve essere invece espressione viva della bellezza della Chiesa che, sotto la guida del Vescovo – e, nella Parrocchia, sotto la guida del Parroco che ne fa le veci –, cammina in comunione verso il Regno di Dio. Rivolgo uno speciale pensiero alle famiglie, accompagnandolo con l’augurio che esse possano pienamente realizzare la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza. Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale "sì" che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio. La vostra comunità comprende al proprio interno molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Col passare del tempo, la comunità è cresciuta e si è in parte trasformata, con l’arrivo di numerose persone dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi. Proprio a partire da questa situazione concreta della Parrocchia, sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti: è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti. Ma occorre soprattutto cercare di coinvolgerle nella vita cristiana, mediante una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno. Qui, come in ogni Parrocchia, occorre partire dai "vicini" per giungere fino ai "lontani", per portare una presenza evangelica negli ambienti di vita e di lavoro. Tutti devono poter trovare in Parrocchia cammini adeguati di formazione e fare esperienza di quella dimensione comunitaria che è una caratteristica fondamentale della vita cristiana. In tal modo saranno incoraggiati a riscoprire la bellezza di seguire Cristo e di fare parte della sua Chiesa. Sappiate, dunque, fare comunità con tutti, uniti nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia. A questo proposito, la verifica pastorale diocesana in atto, sul tema "Eucaristia domenicale e testimonianza della carità", è un’occasione propizia per approfondire e vivere meglio queste due componenti fondamentali della vita e della missione della Chiesa e di ogni singolo credente, cioè l’Eucaristia della domenica e la pratica della carità. Riuniti attorno all’Eucaristia, sentiamo più facilmente come la missione di ogni comunità cristiana sia quella di portare il messaggio dell’amore di Dio a tutti gli uomini. Ecco perché è importante che l’Eucaristia sia sempre il cuore della vita dei fedeli. Vorrei anche dirigere una speciale parola di affetto e di amicizia a voi, cari ragazzi e giovani che mi ascoltate, e ai vostri coetanei che vivono in questa Parrocchia. La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita. Sentitevi veri protagonisti nella Parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli. Cari fratelli e sorelle, accanto all’invito alla gioia, la liturgia odierna – con le parole di san Giacomo che abbiamo sentito - ci rivolge anche quello ad essere costanti e pazienti nell’attesa del Signore che viene, e ad esserlo insieme, come comunità, evitando lamentele e giudizi (cfr Gc 5,7-10). Abbiamo sentito nel Vangelo la domanda del Battista che si trova in carcere; il Battista, che aveva annunciato la venuta del Giudice che cambia il mondo, e adesso sente che il mondo rimane lo stesso. Fa chiedere, quindi, a Gesù: "Sei tu quello che deve venire? O dobbiamo aspettare un altro? Sei tu o dobbiamo aspettare un altro?". Negli ultimi due, tre secoli molti hanno chiesto: "Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?". E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: "Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!". Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro. E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: "Sei tu?". Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: "Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni". Cominciamo qui, nella nostra Parrocchia: San Massimiliano Kolbe, che si offre di morire di fame per salvare un padre di famiglia. Che grande luce è divenuto lui! Quanta luce è venuta da questa figura ed ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi! Pensiamo al padre che era per i lebbrosi Damiano de Veuster, il quale è vissuto ed è morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità. Pensiamo a Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio. E così potremmo continuare e vedremmo, come il Signore ha detto nella risposta a Giovanni, che non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore. Così possiamo vivere, possiamo sentire la vicinanza di Dio. "Dio è vicino", dice la Prima Lettura di oggi, è vicino, ma noi siamo spesso lontani. Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri. E questo è proprio anche il senso della Chiesa parrocchiale: entrare qui, entrare in colloquio, in contatto con Gesù, con il Figlio di Dio, così che noi stessi diventiamo una delle più piccole luci che Lui ha acceso e portiamo luce nel mondo che sente di essere redento. Il nostro spirito deve aprirsi a questo invito e così camminiamo con gioia incontro al Natale, imitando la Vergine Maria, che ha atteso nella preghiera, con intima e gioiosa trepidazione, la nascita del Redentore. Amen! ..

LOTTA CONTRO IL PAPA " PROFEZIE"

(Signora di tutti i popoli - Amsterdam) Improvvisamente vedo che davanti a me giace un cappello cardinalizio, dal quale penzolano dei nastri. Sopra vi viene tracciato un segno a forma di croce, come se il cappello venisse cancellato. Sento la Signora dire: "A Roma divampa una lotta contro il papa". Vedo dei vescovi seduti attorno al papa e odo: "Disastroso!" Poi la Signora sparisce. Il terzo messaggio dato a suor Agnese presso Akita (Giappone) il 13 Ottobre 1973 Recitate ogni giorno, la preghiere del Rosario. Col Rosario, pregate per il Papa, i vescovi e i sacerdoti . L´opera del diavolo si infiltrerà anche nella Chiesa in tale modo che vedrete cardinali contro cardinali e vescovi contro altri vescovi. I preti che mi venerano saranno disprezzati e saranno opposti dai loro confratelli. La Chiesa e gli altari saranno danneggiati. La Madonna a Melania de' La Salette (1851) Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. Profezia della Beata Anna Maria Taigi "...La religione verrà perseguitata e i preti massacrati. Le chiese verranno chiuse, ma solo per poco tempo. Il Santo Padre sarà obbligato a lasciare Roma."

L'INFERNO ESISTE, ESISTE IL MALE, COMBATTILO CON IL SANTO ROSARIO

L'INFERNO ESISTE, ESISTE IL MALE, COMBATTILO COME LA MADRE CI INVITA A FARE : IL SANTO ROSARIO

FATIMA

Fatima. Nella terza apparizione della Beata Vergine, 13 giugno 1917, a Francesco, Giacinta e Lucia, i tre pastorelli di Cova di Iria, (i primi due fatti santi il 13 ottobre 2000 da Papa Giovanni Paolo II) sono stati testimoni della reale esistenza dell’inferno… Racconta la veggente Lucia e tutt’ora vivente… “Dicendo queste ultime parole, la Signora aprì le mani, come aveva fatto durante i due mesi precedenti. La luce proveniente da esse sembrava penetrare la terra e vedemmo un mare di fuoco. Immersi in questo fuoco c’erano demoni e anime che sembravano tizzoni trasparenti, alcuni neri o bronzei, in forme umane, portate intorno dalle fiamme che uscivano da essi assieme a nuvole di fumo. Essi cadevano da tutte le parti, proprio come le scintille cadono dai grandi fuochi, leggere, oscillanti, tra grida di dolore e di disperazione, che ci atterrirono fino a farci tremare di paura. (Deve essere stata questa vista che mi fece gridare; la gente infatti dice di avermi sentita dare un grido). I demoni potevano essere distinti dalla loro somiglianza a orribili ripugnanti e sconosciuti animali, incandescenti come carboni accesi. Atterriti e come per supplicare aiuto, alzammo gli occhi verso Nostra Signora, la quale ci disse con gentilezza, ma anche con tristezza: “Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Al fine di salvarli Dio desidera di stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato””…

Lucia, Francesco e Giacinta

MEDJUGORJE

Nel 1981, i veggenti abitavano tutti nello stesso quartiere di Bijakovici, ai piedi del Podbrdo. Un pomeriggio Jakov e sua cugina Vicka erano sfuggiti alla sorveglianza generale con uno dei loro trucchi, tornavano da Citluk e decisero di andare nella casa dove Jakov abitava con sua mamma, perché avevano fame. La mamma di Jakov, Jaka, era estremamente povera e tutti e due vivevano in due minuscole stanze, senza acqua corrente, nella scomodità caratteristica del Medjugorje antecedente le apparizioni della Madonna. Vicka e Jakov sono arrivati a casa senza fiato e hanno detto a Jaka che avevano fame. Poi si sono messi in un altro angolo per parlare insieme, mentre Jaka preparava loro un piccolo spuntino frugale: dopo dieci minuti li chiama… nessuna risposta! Erano esattamente le 15,20. Jaka entra nell’altra stanza… nessuno! Il sangue le monta alla testa, perché era impossibile che fossero usciti senza che li avesse visti passare. Ha un bel ripensare a ogni minuto passato dopo il loro arrivo, non serve a niente, è incomprensibile… dovrebbero essere là! D’altra parte li aveva sentiti parlare poco tempo prima. Un abisso di angoscia l’afferra. La milizia… ma no, come avrebbe potuto prenderli senza passare dalla cucina? Esce spaventata e trova la mamma di Ivan che scende per il sentiero.– Non hai visto Jakov e Vicka?– No! –

Sale per il sentiero e interroga gli altri vicini, arriva fino ai genitori di Vicka. – No… - risponde Zlata, la mamma di Vicka, scuotendo la testa. Subito si spande la voce che Jakov e Vicka sono spariti e i cuori si serrano per l’angoscia perché gli abitanti di Bijakovici considerano i veggenti come loro figli, come la pupilla dei loro occhi. Passano i minuti, i ragazzi si sono letteralmente volatilizzati; la madre di Vikia è categorica: non sono passati da qui. D’altra parte non li ha visti nessuno. Jaka rientra a casa sua disperata; gira e rigira per la cucina, poi torna nella camera vuota, là dove erano ultimamente, nell’assurda speranza di ritrovarli, di risvegliarsi dall’incubo. Ma non c’è nessuno! Rimuove i due piatti ormai freddi, sistema la vecchia casseruola, mentre nella sua mente passano velocemente le peggiori scene che un’immaginazione di madre possa concepire. Esce e va a sedersi sotto l’alberello vicino a casa. Da lì potrà spiare… Quando ad un tratto alle 15.50 le sembra di sentire un rumore, Non crede alle sue orecchie, viene dalla casa! – Sei tu Jakov? Jakov salta fuori tutto felice e grida a sua madre: - Mamma, mamma! Siamo andati in Cielo! Abbiamo visto il Cielo! – Il Cielo?!! No… non è possibile! Non posso credere che siate andati in Cielo. “Jakov , raccontaci…” chiedono i pellegrini. – La Gospa (Madonna) è venuta e ci ha portato con Lei. Vicka era con me, andate a chiederle, vi racconterà lei… - Vicka non si fa pregare due volte per raccontare il “suo viaggio nell’aldilà”: - Non ce l’aspettavamo – dice – la Gospa è venuta in camera mentre la mamma di Jakov ci preparava la colazione in cucina. Ci ha proposto di partire tutti e due con Lei per vedere il paradiso, il purgatorio e l’inferno. Questo ci ha molto sorpresi e in un primo momento né Jakov né io abbiamo detto di si. – Porta piuttosto Vicka con te – le ha detto Jakov – lei ha molti fratelli e sorelle, mentre io sono l’unico figlio di mia madre. – Infatti, dubitava che si potesse ritornare vivi da una simile spedizione! – Da parte mia – aggiunge Vicka , - mi dicevo – “Dove ci ritroveremo? E quanto tempo ci vorrà? “ Ma alla fine vedendo che il desiderio della Gospa era di portarci con se, abbiamo accettato. E ci siamo ritrovati lassù. – Lassù? – ho chiesto a Vickia, - ma come ci siete arrivati? – Appena abbiamo detto si, il tetto si è aperto e ci siamo trovati lassù! – Siete partiti con il vostro corpo? – Si, come siamo ora! La Gospa ha preso Jakov con la mano sinistra e me con la mano destra e siamo partiti con Lei. Per prima cosa ci ha mostrato il paradiso. – Siete entrati così facilmente in cielo? – Ma no! – mi ha detto Vickia – siamo entrati dalla porta. – Una porta come?- Mah! Una porta normale! Abbiamo visto San Pietro vicino alla porta e la Gospa ha aperto la porta… - San Pietro? Come era? – Mah! Come era sulla terra! – Cioè? – Circa sessanta, settant’anni, non molto alto ma nemmeno piccolo, con i capelli grigi, un po’ ricci, abbastanza tarchiato… - Non vi ha aperto lui? – No la Gospa ha aperto da sola senza chiave. Mi ha detto che era San Pietro, lui non ha detto niente, ci siamo salutati così semplicemente. – Non è parso sorpreso di vedervi? – No, perché? Capisci, eravamo con la Gospa. – Vicka descrive la scena come se si parlasse di una passeggiata fatta non più tardi di ieri, con la famiglia, nei dintorni. Non sente nessuna barriera fra “le cose di lassù” e quelle di quaggiù. E’ perfettamente a suo agio fra queste realtà. Stranamente non si rende conto che la sua esperienza rappresenta un tesoro per l’umanità e che il linguaggio del cielo così famigliare per lei, apre una finestra su un mondo completamente diverso per la nostra società attuale,per noi che siamo “non-veggenti”. – Il paradiso è un grande spazio senza limiti. C’è una luce che non esiste sulla terra. Ho visto tanta gente e tutti sono molto felici. Cantano, ballano… comunicano fra loro in un modo per noi impensabile. Si conoscono nell’intimo. Sono vestiti di lunghe tuniche e ho notato tre colori diversi. Ma questi colori non sono come quelli della terra. Assomigliano al giallo, al grigio e al rosso. Ci sono anche degli angeli con loro. La Gospa ci spiegava tutto. “Vedete come sono felici. Non manca loro niente”. – Vicka puoi descrivermi questa felicità che vivono i beati in cielo? – No non posso descriverla, perché sulla terra non esistono parole per dirlo. Questa felicità degli eletti, la sentivo anch’io. Non posso parlartene, non posso che viverla nel mio cuore. – Non hai avuto voglia di restare lassù e di non tornare più sulla terra? – Si! Risponde sorridendo. Ma non si deve pensare soltanto a se stessi! Sai la nostra più grande felicità è quella di rendere la Gospa felice. Noi sappiamo che vuole tenerci sulla terra ancora per un po’ di tempo per portare i suoi messaggi. E’ una grande gioia condividere i suoi messaggi! Finché ha bisogno di me, io sono pronta! Quando vorrà prendermi con sé sarò pronta ugualmente! E’ il suo progetto, non il mio… - I beati, potevano vederti anche loro? – Certamente ci vedevano! Eravamo con loro! – Come erano? – Avevano circa trent’anni. Erano molto, molto belli. Nessuno era troppo piccolo o troppo grande. Non c’erano persone magre o grasse o malate. Tutti stavano molto bene. – Allora perché San Pietro era più vecchio e vestito come sulla terra? – Breve silenzio da parte sua… la domanda non le era mai venuta in mente. – E’ così, ti racconto ciò che ho visto! – E i vostri corpi erano in cielo con la Gospa non c’erano più sulla terra, in casa di Jakov? – No, certo! I nostri corpi sono spariti dalla casa di Jakov. Tutti ci hanno cercato! E’ durato venti minuti in tutto. – Dopo il paradiso, la Gospa ci ha portati a vedere il purgatorio. E’ un luogo molto scuro e noi non potevamo vedere quasi niente perché c’era come un fumo grigio, molto spesso del colore della cenere. Sentivamo che c’era una quantità di gente ma non potevamo vedere i volti per via di questo fumo. Potevamo però sentire i gemiti e le grida. Sono molto numerosi e soffrono molto. Sentivamo anche delle specie di urti, come se persone si scontrassero. La Gospa ci diceva: “Vedete come queste persone soffrono! Aspettano le vostre preghiere per poter andare in cielo”. Dopo il purgatorio – continua Vicka – la Gospa ci ha mostrato l’inferno. E’ un posto terribile. Nel mezzo c’è un gran fuoco, ma non come quello che conosciamo sulla terra. Abbiamo visto gente assolutamente normale, come quelli che si incontrano per la strada, che si gettavano da soli in quel fuoco. Quando ne uscivano assomigliavano a belve feroci che gridavano il loro odio e la loro ribellione e bestemmiavano… Era difficile credere che fossero esseri umani, tanto erano sfigurati, cambiati… Davanti a questo spettacolo eravamo spaventati e non capivamo come una cosa così orribile potesse succedere a quella gente. Fortunatamente la presenza della Gospa ci rassicurava. Abbiamo anche visto una ragazza molto bella gettarsi nel fuoco: dopo sembrava un mostro. La Gospa allora ci ha spiegato quello che avevamo visto e ci ha detto: - Quella gente è andata all’inferno di sua volontà. E’ una loro scelta, una loro decisione. Non abbiate paura! Dio ha donato a ciascuno la libertà. Sulla terra ognuno può decidersi per Dio o contro Dio. Certe persone sulla terra fanno sempre tutto contro Dio, contro la sua volontà, pienamente consapevoli: cominciano così l’inferno nel loro cuore; quando viene il momento della morte, se non si pentono, è lo stesso inferno che continua. – Gospa – le abbiamo allora chiesto – queste persone, un giorno, potranno uscire dall’inferno? – L’inferno non finirà, coloro che sono là non vogliono ricevere più niente da Dio, hanno scelto liberamente di essere lontani da Dio, per sempre! Dio non vuole forzare nessuna ad amarlo. – Allora chiedo a Vicka: - Se Dio ha il cuore buono, non gli importa lasciare che i suoi figli si perdano così, per sempre? Perché non mette una barriera davanti all’inferno, per esempio, o perché non prende nelle sue braccia tutti quelli che si apprestano a gettarsi nel fuoco per convincerli ad andare con lui invece che con Satana? - Ma Dio fa di tutto per salvarci! Tutto! Gesù è morto per ognuno di noi e il suo amore è grande per tutti. Ci invita sempre ad avvicinarci al suo cuore ma cosa può fare quando non si vuole accettare il suo amore? Niente! L’amore non si può imporre! - Alla fine la Gospa affida loro una missione: Vi ho mostrato tutto questo, perché sappiate che esiste e lo diciate agli altri. Come siete tornati a casa? – Nello stesso modo! Siamo ridiscesi attraverso il tetto e ci siamo ritrovati in camera di Jakov!

L'inferno dogma di fede ribadito a Medjugorje

Ai primi di novembre del 1981 alcuni veggenti hanno visto l'inferno; padre Bubalo rivolgendosi a Vicka: ad un tratto la Madonna è scomparsa e davanti a voi si è aperto l'inferno. L'avete visto tu, Jakov e Marija. Hai scritto che era spaventoso; sembrava un mare di fuoco; dentro c'era tanta gente. Tutti anneriti, sembravano diavoli. Affermi che nel mezzo hai visto una donnaccia bionda, con i capelli lunghi e le corna, e i diavoli che l'assalivano da tutte le parti. Era orribile e basta. Io ho descritto - spiega Vicka - come ho potuto; ma non lo si può descrivere. La Madonna, vi ha detto perché ve lo ha mostrato? Sì, sì; come no! Ce l'ha mostrato per farci vedere come stanno coloro che ci cadono.... Chi può pensare sempre a queste cose? Però non si può neppure dimenticare quello che abbiamo visto. Verso la metà di novembre 1981 Vicka e Jakov sono stati portati dalla Madonna in cielo. La Madonna "mentre ci mostrava il paradiso e l'inferno - racconta Vicka - guardava dove guardavamo noi. La Gospa ha prima mostrato il purgatorio e poi l'inferno. Dalle parole di Vicka si direbbe che i due veggenti siano stati "portati" all'inferno: Fuoco... diavoli... la gente bruttissima! - ripete Vicka -. Tutti con le corna e con la coda. Sembrano tutti diavoli. Soffrono... Dio ce ne preservi e basta. Solo che ho visto di nuovo quella donnaccia bionda e con le corna. Lei soffre in mezzo a quel fuoco; e i diavoli intorno a lei. Orribile e basta. La Madonna - chiede ancora p. Bubalo - quindi non vi ha proibito di raccontarlo? Non ce l'ha proibito; anzi, ci ha detto di raccontarlo. Più avanti Vicka aggiunge: Credo che sarebbe molto utile che gli uomini non si dimenticassero mai che, un giorno, saremo tutti giudicati da Dio. Esiste una differenza terribile tra il Paradiso e l'Inferno. Io l'ho vista. Che Dio ci salvi dall'Inferno! (da Mille incontri con la Madonna, Janko Bubalo, Ed. Messaggero, Padova 1985, pagine varie). Anche Jakov Colo dice di aver visto l'inferno: Ho visto una grande, grande fiamma e gli uomini dentro. Che faccia avevano questi uomini? Nera. Stanno nella fiamma e quando escono dalla fiamma diventano neri, cambiano. Non sono proprio uomini, sono tra uomini e bestie, una combinazione. E Maria cos'ha detto quando avete visto l'inferno? "Qui arrivano quelli che non hanno seguito la strada di Dio. A Marija Pavlovic è stato chiesto: La Madonna ha detto quando il Satana sarà schiacciato? A me no. Tu hai visto Satana? Sì, nell'inferno. Cosa fa? Alza il fuoco. Che faccia ha? Ha una faccia nera. A noi quando si è presentato, si è mostrato come una ragazza. L'abbiamo visto per un attimo, forse un minuto, come lo spezzone di un film. Era nera, con i capelli lunghi, l'aspetto trasandato, sembrava che sfuggisse una pietra che voleva raggiungerla; lei scappava. Satana fa paura oppure attira a sé? Sicuramente fa paura. Perché fa paura? Non so perché fa paura. Ha una faccia umana Satana? Sì, però spaventosa. Che colore ha la sua faccia? Piuttosto nera, che bianca. Da 12 anni di apparizioni di René Laurentin, stralciamo la parte di un'intervista che Marija rilasciò nel novembre 1986: Nostra Signora vi ha rivelato se un'anima del purgatorio può essere perduta ed andare all'inferno? No, una volta che essi sono in purgatorio, non possono andare che al Cielo. A vostro parere, le persone che costantemente vanno di male in peggio, o dal male al bene, e che tuttavia amano Dio, andranno all'inferno? Io non so. Quando un uomo muore, Dio gli concede delle grazie e benedizioni speciali per decidere egli stesso dove vuole andare. Dio gli concede un'immagine della propria vita e di ciò che ha fatto durante questa vita, e così gli concede la grazia di decidere dove andrà, secondo quale è stata la sua vita. Egli ha libera scelta. Questi raggiunge l'esperienza di alcuni morenti che vedono tutto il loro passato sfilare davanti ai loro occhi, istantaneamente, con un giudizio chiaro del bene e del male. Bene, voi volete evitare l'inferno ed andare al Cielo. Che cosa accade in quel caso. Dio ci concede delle grazie speciali per capire pienamente e rispondere così in tutta verità. Dunque, Egli vi concede molte grazie per dire: 'Dio, io voglio il Cielo e voglio evitare l'inferno o il purgatorio" (come un siero della verità)? Sì, è così. Voi avete visto l'inferno, avete visto una ragazza che era vicino alle fiamme. Avete visto la sua figura? [Marija aveva parlato di questa ragazza prima dell'intervista registrata]. Noi l'abbiamo vista nell'inferno ed ella era tra le fiamme. Ella uscì ed aveva qualcosa di animalesco nella sua figura. Qualcosa di selvaggio. Nell'inferno, quando voi avete visto questa ragazza, Nostra Signora vi ha detto perché ella si trovava là? Ella non ce l'ha detto. È la sola persona che avete visto? No, c'era molta gente. Ma noi l'abbiamo notata perché si trovava tra le fiamme. Lei soffriva molto? Tutti coloro che sono nell'inferno correvano per evitare le fiamme. Essi soffrono moltissimo. Ma Dio concede a ciascuno la libertà di decidere dove andare. Queste persone avevano scelto l'inferno. Allora Dio non manda nessuno all'inferno, essi decidono per se stessi? Sì, noi siamo giudici della nostra vita. Quando avete visto l'inferno, avete visto altri dèmoni o Satana stesso? Io ho avuto una visione dell'inferno. Ma non mi trovavo lì. Sì, ma durante la vostra visione avete visto dei dèmoni o Lucifero? Noi non potemmo vedere Satana, ma Mirjana, un'altra veggente, che vive a Sarajevo, l'ha visto una volta [...] come un bel giovane uomo. Mirjana era a casa sua e la sua porta era chiusa. Improvvisamente apparve un giovane uomo. Egli tentava di convincerla a rinunciare alle apparizioni, promettendole tutti i tesori del mondo se ella avesse rinunciato. Ma ella prese dell'acqua benedetta, si fece il segno della croce e lui sparì. Allora Nostra Signora apparve immediatamente e le parlò. Lei, dunque, si era resa conto che c'era il demonio? Sì. Le promesse di Satana erano vane o lui aveva veramente il potere di compierle? Lei ha pensato che aveva questo potere? Sì, sì, il demonio ha un grande potere. E questa fu una grande tentazione per Mirjana. Ella sentiva che le forze la stavano abbandonando. Così, ella è stata presa da una forte tentazione? Sì, molto grande. Ai veggenti è stato chiesto singolarmente: hai visto qualcos 'altro oltre la Madonna e Gesù? Essi hanno risposto: Marija Pavlovic: Abbiamo visto il paradiso, il purgatorio e l'inferno, dove le persone soffrono e penano: è qualcosa di orribile. Vicka Ivanhovic: Abbiamo visto il paradiso e l'inferno: in mezzo c'è un gran fuoco, ma non c'è brace, niente. Solo le fiamme. Molte persone passano una dopo l'altra piangendo... Che Dio ce ne guardi! Ivanka Jvankovic:... l'inferno e il cielo. Mirjana Dragicevié: Sì, ho visto una volta il diavolo. Aspettavo la Madonna e proprio nel momento in cui avrei voluto fare il segno della croce, mi è apparso lui al suo posto. Allora mi sono spaventata. Lui mi ha promesso le cose più belle del mondo, ma io ho detto: No! Allora è scomparso d'un tratto ed è apparsa la Madonna. Mi ha detto che lui tenta sempre di distogliere il vero credente dalla giusta strada.

Santa SUOR FAUSTINA KOWALSKA

Dal suo diario apprendiamo quanto segue… 20.x.1936. (II° Quaderno)

Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. E un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la Misericordia di Dio per loro. O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo peccato.

http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno/index.php

IO SONO TUO PADRE


Quando ti sei svegliato questa mattina
ti ho osservato ed ho sperato
che tu mi rivolgessi la parola, però
ho notato che eri molto occupato a cercare
il vestito giusto da metterti per andare
a lavorare. Ho continuato ad aspettare
ancora mentre correvi in casa per vestirti
e sistemarti, sapevo che avresti avuto
del tempo anche solo per fermarti un momento
e dirmi “Ciao!”, però eri troppo
occupato. Per questo ho acceso il cielo
per te, l’ho riempito di colori e di canti
di uccelli per vedere se così mi ascoltavi,
però nemmeno di questo ti sei reso conto.
Ti ho osservato mentre ti accingevi al
lavoro e ti ho aspettato pazientemente
tutto il giorno, ma tu eri troppo occupato
per dirmi qualcosa. AI tuo rientro ho visto
la stanchezza sul tuo volto ed ho pensato
di rinfrescarti un poco facendo cadere
una lieve pioggia, perchè questa la portasse
via; il mio era un dono, ma tu ti sei
infuriato ed hai offeso il mio nome.
Desideravo tanto che tu mi parlassi…
c’era ancora tanto tempo, ho pensato.
Dopo hai acceso il televisore, ti ho aspettato
pazientemente, mentre guardavi la
TV, hai cenato e ti sei immerso nel tuo
mondo, ti sei dimenticato nuovamente di
parlare con me.
Ho notato che eri stanco ed ho compreso
il tuo desiderio di silenzio e così ho fatto
scendere il sole e al suo posto ho disteso
una coperta di stelle ed al centro di questo
ho acceso una candela: era uno spettacolo
bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.
AI momento di dormire, dopo aver augurato
la buona notte alla tua famiglia, ti
sei coricato e quasi immediatamente ti
sei addormentato. Nemmeno ti sei accorto
che io sono sempre con te. Bene, ti
sei svegliato ed ancora una volta io sono
qui che aspetto, senza nient’altro che il
mio amore per te, sperando che oggi tu
possa dedicarmi un po’ del tuo tempo.
Ti amo tanto
che attendo tutti i giorni una
preghiera, i doni che ti ho dato oggi sono
il frutto del mio amore per te.
Buona giornata…

Dio “tuo Padre”



LE 4 REGOLE DEL SILENZIO

1 - Soffocare il mormorio interiore L'anima creata e ricreata con il Battesimo è stata avvolta da un silenzio che è pudore e creazione. Il Silenzio è musica, è danza estetica in cui Dio colma l'anima vergine della Sua presenza. La disciplina del Silenzio compie, congiuntamente alla Grazia, quello che i sedimenti del tempo hanno accumulato sulla nostra anima confusa, obnubilata, disturbata dal rumore esterno ed interno. a. Il Mormorio dei ricordi: non dargli peso, concentrati sulla Grazia. b. Disciplina la curiosità. Quella delle novità, del comportamento altrui e soprattutto quella intellettuale. c. Non dare spazio alle Preoccupazioni (vd Mt. 6,24-34). Dio viene quando dorme ciò che appartiene alla terra. 2 - Evita le critiche e i giudizi interni Osserva, anche per un solo giorno, il corso dei tuoi pensieri: ti sorprenderà la frequenza e la vivacità delle tue critiche interne con immaginari interlocutori, se non altro con quelli che ti stanno vicino. Qual è di solito la loro origine? Questo: lo scontento a causa dei vicini più stretti che non ci vogliono bene, non ci stimano, non ci capiscono; sono severi, ingiusti o troppo gretti con noi o con altri "oppressi". Siamo scontenti dei nostri fratelli soprattutto dei più vicini: la Famiglia, gli amici, i conoscenti, i colleghi di lavoro, ecc. Allora nel nostro spirito si crea un tribunale, nel quale siamo procuratore, presidente, giudice e giuria; raramente avvocato, se non a nostro favore. Si espongono i torti; si pesano le ragioni; ci si difende; ci si giustifica; si condanna l'assente. Da qui nasce la vendetta, il rancore, la rabbia, con un enorme spreco di forze e, cosa peggiore, il declino totale della nostra maturazione. Il dovere contemplativo è un dovere che nasce dallo Spirito. Dalla tua contemplazione nascono le tue ragioni e la tua capacità di convincere; la Verità compie la Sua strada sia attraverso te che oltre te stesso. 3 - Combatti le ossessioni e i fantasmi del cuore Le idee e le immagini che affiorano alla mente sono spesso fantasmi che prendono corpo da un guazzabuglio interiore. Per questo esse vanno filtrate alla luce di Dio. Ridimensionate , evangelizzate, purificate, collocate nella Sua Luce. Altrimenti esse ti divorano portandoti alla dissociazione del sé. 4 - Non preoccuparti di te stesso Non parlare di te con te stesso in maniera morbosa e insistente. I momenti di esame di coscienza vanno fatti alla Luce di Dio, la quale non giudica mai ma ti accoglie e ti da l'esatta dimensione della realtà che sei e in cui vivi. a. Non trarre conclusioni sulle difficoltà della tua vita b. Non sopravvalutare le tue pene e i tuoi sacrifici c. Non avere un "amore ambizioso" della tua anima Impara a cogliere la Grazia dell'istante. Solo chi cerca e vive il silenzio la coglie; solo così si può aderire a ciò che Dio ti dice, momento per momento. Cerca di piacere a Dio, ora, e nulla più. Fa' quanto puoi. Tu sei membro del corpo mistico di Cristo, forse il meno nobile, ma non inutile. Di' dal profondo ma sereno: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per me, povero peccatore". E vivi in pace, sotto la protettrice ala di Dio che ti ama.

HO BISOGNO DI SILENZIO

Signore,

sto camminando per la strada,

in mezzo alla gente,

in mezzo alla confusione

di tutti i giorni.

La gente corre verso cose

in cui neppure crede;

io sto correndo verso di te,

verso la vita,

sento di aver bisogno di te, o……ra.

Ti sembrerà strano,

ma mi sento solo

in mezzo a tanta gente;

ho bisogno di silenzio,

di te, della tua comprensione,

e della sicurezza che solo tu sai dare.

Ho bisogno di fermarmi,

per riflettere.

Entro nella tua casa,

tu mi stavi aspettando

e io aspetto te.

Grazie per avermi saputo attendere

senza mai chiedere

il perché del mio ritardo


OPERA SANTO SPIRITO