NON COMMETTERE ATTI IMPURI



IL SESTO COMANDAMENTO
*Non commettere atti impuri*

I peccati della carne sono quelli che impediscono all'intelletto di conoscere Dio, conseguentemente di amarlo e di seguirlo; ingigantiscono le altre passioni, come l'orgoglio, e accentuano l'egoismo; creano divisioni in ogni genere di rapporti; soffocano il cuore; animalizzano e portano a ogni tipo di violenza; diventano idolo della vita; hanno un ventaglio molto variegato di pensieri, parole, atti. Sono la categoria più ricca di colpe.
Vorremmo restringere il tema ai problemi della famiglia, per rimanere nel concreto, anche se tale comandamento meriterebbe una trattazione specifica poiché Padre Pio ha dimostrato, da vero profeta, di conoscere a fondo malattie e terapie dei peccati della carne e della vita coniugale, di cui egli è stato quotidianamente modello di restauro e di santificazione.
Il nostro secolo è il secolo dell'edonismo imperante. Nel cuore dell'uomo manca la luce della speranza, il calore del sentimento, la gioia del donarsi. L'amore inteso come dono e come serena accettazione dell'altro ha ceduto il posto all'edonismo spinto all'esasperazione e, nell'accezione corrente, è divenuto sinonimo di piacere carnale.
C'è da chiedersi se l'attività pastorale riuscirà a incidere positivamente nel cuore e nella mente dell'uomo e della donna di questa generazione insoddisfatta e infelice. La famiglia cristiana di oggi è, in linea di massima, ferma al secondo figlio. Ci si chiede se esiste ancora la cultura della famiglia numerosa.
I giovani sanno che esiste un preciso comandamento di non commettere atti impuri? La catechesi e la predicazione domenicale affrontano queste problematiche? In che modo?
Padre Pio è stato un grande, un vero maestro in questo campo. Egli riusciva a vincere, mediando fermezza e dolcezza, ogni resistenza; sapeva essere incisivo, illuminante, trainante e i suoi penitenti lo seguivano fino all'eroismo.
Carismi particolari a parte, il metodo di Padre Pio può essere a portata di ogni sacerdote. Ci si deve rifare al concetto fondamentale per la famiglia: l'uomo e la donna una carne sola, realizzata nel comandamento del «crescete e moltiplicatevi».
La vita di Padre Pio è trascorsa nell'impegno di redimere la famiglia degradata, nel conferirle dignità, nello sforzo costante di rinnovare le famiglie prive di valori autentici. Padre Pio riportava il matrimonio alle radici, rinnovava la potenza divina del sacramento, dava senso cristiano alla vita dei coniugi. Il suo stile nel confessionale si rivelava drammatico e sconvolgente, ma anche dolce, amabile e incoraggiante, a seconda delle varie situazioni di chi gli stava innanzi.
In sintesi, la sua pastorale si imperniava sulle componenti essenziali del matrimonio: unità, fecondità, santità.
Giovanni Paolo II, dagli inizi del suo pontificato, si è particolarmente impegnato per ridare dignità alla famiglia e per educare i giovani di oggi al riconoscimento dei valori autentici del matrimonio.
Padre Pio gridava forte contro i peccati del sesto e nono comandamento. Il professor L., che ha speso la vita accanto a Padre Pio e ne seguiva gli insegnamenti, riporta alcune sue espressioni:
I peccati contro il matrimonio sono quelli che Dio perdona più difficilmente. Sai perché? Perché il Signore avrebbe potuto creare continuamente uomini e donne, come aveva fatto con Adamo ed Eva. Si è spogliato di questa prerogativa dando mandato all'uomo e alla donna di crescere e moltiplicarsi.
Ma come aveva fatto Lucifero, così l'uomo e la donna gli gridano il loro non serviam, non vogliamo servirti, e impediscono così il progetto di Dio sulla creazione delle anime.
In concreto, l'istituto della famiglia esprime la forza creativa di Dio: Dio crea e trasmette vita attraverso i coniugi, ma resta sempre lui il protagonista, mediante il sacramento vissuto nell'ottica cristiana.
 
La famiglia secondo Padre Pio. Sul matrimonio Padre Pio ha sempre applicato l'insegnamento dei Sommi Pontefici: da Pio XI a Pio XII, da Paolo VI a Giovanni Paolo II. Padre Pio è sempre stato sulla linea morale codificata da Paolo VI nell'Humanae vitae e successivamente convalidata da Giovanni Paolo II nellaFamiliaris consortio e, recentemente, nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nell'enciclica Veritatis splendor ed Evangelium Vitae.
È nota la sua lettera personale (12 settembre 1968) inviata a Paolo VI per compiacersi dell'enciclica Humanae vitae, per sostenerlo, quasi volesse apporvi il suo suggello.
Spesso, in confessionale, citava ai coniugi encicliche e discorsi di Pio XII, al quale si sentiva particolarmente legato.
Scrive in merito il professor F. L., suo penitente per lunghi anni:
Allorché questo Pontefice presentò i concetti di paternità responsabile e di continenza periodica, molti ricorderanno quale interesse, non privo di perplessità, tale posizione abbia risvegliato nella pubblica opinione e all'interno stesso della Chiesa. Mentre desideravo un'occasione per conoscere il pensiero del Padre, una sera venne lui stesso in argomento, affrontandolo da un punto di vista particolare.
«Intravvedo - disse - un qualche pericolo nella applicazione pratica, per la donna, che avendo in accordo col marito, stabilito un periodo di astinenza, potrebbe poi non trovarsi disposta, non avvertire il desiderio, nei giorni liberi e capitarle l'inverso nei giorni vietati. E poiché la donna ordinariamente ha più ritegno e pudore dell'uomo, può avere difficoltà a manifestare questa sua condizione, e subire la tentazione della incontinenza».
A proposito della regolazione delle nascite col metodo naturale - riferisce sempre il nostro professore - così si è espresso Padre Pio: «La continenza periodica è accettabile, come mezzo della regolazione delle nascite, purché oltre all'accordo tra marito e moglie, esista una ragione seria, un motivo concreto di difficoltà. Se è vero che non sunt facienda mala ut veniant bona, non si possono fare cose cattive anche se lo scopo è buono, così non si può neppure usare un metodo consentito per fini esclusivi di comodo e di egoismo».
Padre Pio vedeva il matrimonio come sacramento per la santificazione dei coniugi. La sua formula era questa: «Quando ti sei sposato Dio ha deciso quanti figli ti deve dare». La «sua famiglia» era quella numerosa, quella benedetta nella Bibbia. Rifiutare, a ragion veduta, di collaborare con Dio, non è cristiano.
I coniugi che si sono affidati alla guida del suo confessionale hanno vissuto il sacramento con fede e soddisfazione. Padre Pio ha donato alla Chiesa una lunga serie di famiglie numerose, proprio quando la famiglia andava incontro alla sua peggiore crisi, con la denatalità e poi con le separazioni, il libero amore, la convivenza, i matrimoni civili e il divorzio che egli considerava «la creazione di Dio distrutta». Infatti Dio crea la vita attraverso i coniugi, che, separandosi, distruggono il progetto creativo stabilito per loro. «Il divorzio è la strada dritta per l'inferno».
 
Testimonianze. La pastorale di Padre Pio sulla vita familiare trova una vasta gamma di testimonianze che spesso sono state offerte per la pubblicazione o per l'archiviazione al Centro delle Opere di Padre Pio o del convento dei padri cappuccini.
Scrive un signore di Roma:
In quel tempo (1927) la casa mia era un inferno. Avevo perduto una bambina, mia moglie era sottocura col pneumatorace con esito incerto. A mezzo di Francesco Morcaldi, sindaco di San Giovanni Rotondo, incontrai Padre Pio e gli dissi: «Sono venuto da lei perché ho mia moglie in queste condizioni: non si sa se guarirà. Non posso più avere figli: i medici me l'hanno assolutamente proibito».
Egli mi fa un bel sorriso e mi dice: «Figlio mio, con l'aiuto di Dio tutto si ottiene». Mi diede una coroncina e mi congedò. Strada facendo verso il paese feci un proposito: Non bestemmierò più.
Mia moglie quasi subito rimase incinta e l'11 maggio del 1928 nacque un figlio. Della sua malattia non se ne parlò più: «Con l'aiuto di Dio tutto si ottiene».
Un'altra testimonianza riguarda gli anni cinquanta, quando avanzavano i discorsi su «pillola e regolazione delle nascite». Maria Ravagnani Malaguti racconta:
Sposata, mi ritenevo ben preparata in coscienza sui doveri del matrimonio cristiano. Nel '51 la prima bambina, con parto difficile, ma superato bene. Nel '53 la seconda con blocco renale, e complicazioni per cui il medico prescrive: «Niente figli, perché un terzo figlio può costare la vita». Si viene col marito a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, che mentre mi passa accanto mi pone la mano sulla testa. «Padre - gli dico - Padre, ho due bambine, i medici mi dicono che se ne avrò un terzo morirò. Io non voglio peccare, ma non voglio morire».
Padre Pio risponde: «Prendete tutti quelli che il Signore vi manda».
Il racconto termina con la notizia che i figli diventarono cinque.
Nel 1947 a Emanuele Bufradeci, sessantenne, che confessa di avere volontariamente evitato altri figli, dopo il terzo, Padre Pio dice: «Se tuo padre avesse fatto come te, tu non saresti al mondo, perché tu sei il decimo dei figli». Lo vedeva per la prima volta.
Il signor Carlo Z. aveva incontrato Padre Pio fin da giovane. Innamoratosi poi di una ragazza, in confessione così si confida col Padre: «Padre, ho una ragazza... ma non va troppo in chiesa». Risposta: «Lasciala!». «Padre, io le voglio bene». «Lasciala! Per il tuo bene». «Ma Padre, lei lo sa cosa vuol dire voler bene a una persona?». «Figliolo, amor con amor si paga. Non è male volersi bene, anzi è Gesù che ce lo insegna. Trovatene una santa che ce ne sta ancora». «Se me la mandate voi, Padre». Va a casa e decide ad ascoltare Padre Pio. Dopo un po' di tempo viene a conoscere una ragazza veramente praticante.
Dopo qualche anno, Padre Pio accetta di sposare Carlo Z. con questa ragazza e celebra il sacramento. Tutti conosciamo la formula del rito. Il celebrante domanda dapprima allo sposo se è contento di ricevere in matrimonio lei, poi ripete la domanda alla sposa. Qui il caso diventa singolare. Il Padre fa la domanda di rito e lei risponde «Sì». Il Padre allora la ferma e le dice: «Devi rispondere: sì, lo voglio». E di nuovo ripete la domanda; lei, emozionata, risponde ancora: «Sì». E il Padre ancora le ripete che deve dire: «Sì, lo voglio». Finalmente, alla terza volta, Licia risponde: «Sì, lo voglio». Ebbene, la famiglia, così benedetta, conta ben 14 figli, tutti vivi, sani e gloria di Carlo e Licia. E che dire, se si aggiunge che dopo il primo figlio i medici avevano diagnosticato a Licia, donna fragile e sottile, che doveva evitare ulteriori maternità?
Chi può contare quanti sono i battezzati col nome di Pio proprio perché a lui devono la vita? Padre Pio accettava con gioia di celebrare le nozze dei suoi figli spirituali. Aveva per le coppie che lo accostavano per la benedizione parole significative per il futuro della loro famiglia. Ecco un esempio: «Il Signore vi benedica, e vi renda meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che il matrimonio comporta doveri difficili, che solo la divina grazia può aiutare a rendere facili. Meritate sempre questa grazia, e il Signore vi conservi fino alla quarta generazione». Padre Pio incitava sempre all'esatta osservanza della legge divina. Era fermo con rigore contro gli sposi che, nel peccato, venivano meno agli obblighi coniugali, all'unità, alla fedeltà e al compito della procreazione.
Il Padre inoltre esigeva l'applicazione della stessa dottrina da lui insegnata da parte dei sacerdoti. Scrive don Domenico Labellarte, barese, uno dei sacerdoti più intimi di Padre Pio, fin dagli anni del seminario:
Eravamo nel 1947, un giorno mi chiamò in disparte, sulla terrazzina adiacente alla sua cella n. 1 e mi lesse un passo del secondo notturno dell'ufficio delle letture nell'ottava del Corpus Domini, tratta da un commento di san Giovanni Crisostomo. Ecco il passo: Sanguis Eius exquiretur ex manibus eorum. E proseguì: «Hai capito, figlio mio? Il Sangue di Gesù sarà richiesto dalle mani di noi sacerdoti se avremo dato l'assoluzione a chi non dovrebbe riceverla, in particolare a chi impedisce la prole. Attento, figlio mio!...».
Egli non solo educava alla legge divina ma elevava all'ascesi matrimoniale, alla spiritualità della vita coniugale, orientava alla sacramentalità che porta alla santità comune, all'abbandono fiducioso al disegno di Dio, al comportamento fedele nei doveri della famiglia: doveri tra i coniugi, verso i figli e la società. Inculcava che la vocazione coniugale si realizza solo se la famiglia diventa una piccola Chiesa.
Padre Pio assumeva nella sua vita mistica i coniugi che si affidavano a lui con la loro relativa famiglia. Egli intercedeva e avvenivano svolte prodigiose, guarigioni autentiche, cambiamenti dei quadri clinici nel concepimento dei figli, nel periodo di gravidanza, nel parto. Diventava evidente la guida effettiva di Dio nei singoli momenti delle vicende familiari, quando gli sposi si abbandonavano, da ministri fedeli, al piano programmato da Dio nel sacramento.
Nella crescita della famiglia, Padre Pio metteva in evidenza che tutto è regolato dalla Provvidenza divina nelle vicissitudini umane, inoltre che Dio è protagonista sia della salute che dell'avvenire dei figli. Infatti i figli appartengono a lui. Pensare a educare bene i figli è liturgia del sacramento vissuto. L'ansia dei genitori per i figli, per il loro vero bene, diventa per loro martirio santificante.
Ci si può chiedere qual era il metodo pratico di Padre Pio per innalzare il livello della famiglia a tale altezza di vita morale e santificante. Gli strumenti erano due: fede forte e preghiera con i sacramenti. Dapprima coltivava nei coniugi la preghiera, il rosario e la sensibilità all'eucaristia, pressoché quotidiana, e contemporaneamente li guidava all'abbandono alla Provvidenza e alla volontà di Dio. È così che ancor oggi vengono formate le famiglie che seguono la spiritualità di Padre Pio, famiglie controcorrente, ma serene, con figli sani moralmente e non mancano le vocazioni.
 
Fidanzati. Padre Pio, come curava gli sposi e li aiutava a risolvere i loro problemi, così si comportava con i fidanzati. Faceva propri i loro problemi.
Un giovane, nativo di Rovigo, di circa 25 anni, orfano di padre e con la madre miracolata da Padre Pio, decide di sposarsi, ne parla con la madre che lo consigla di avvicinare prima Padre Pio e di consigliarsi sulla ragazza. Scese allora da Padre Pio, si confessò, presentò la foto della ragazza e si sentì dire: «Questa non fa per te». Risposta amara da digerire. Con fatica la lascia e successivamente parla a sua madre di una seconda ragazza, «conosciuta in chiesa», iscritta all'associazione cattolica. La madre ancora lo convince a ritornare da Padre Pio. Dapprima resiste ma poi va e Padre Pio ripete la prima sentenza. Il giovane è sconvolto: «Allora, Padre, se mi devo fare frate, me lo dica subito». «No, la tua famiglia te la formerai».
Come proseguirono le sue vicende? La prima fidanzata, due anni dopo, morì. La seconda si sposò, ma poi disfece la sua famiglia. Lui, con una terza ragazza, formò la propria famiglia allietata da soddisfazioni, lavoro e dalla nascita di diversi figli.
Talvolta il Padre, ai fidanzati, svelava ciò che il suo occhio spirituale vedeva in Dio, oppure si limitava a dare indicazioni. Cercava sempre di coscientizzarli sulla vocazione alla famiglia, mentre oggi solitamente si punta di più all'amore umano.
Regola d'oro era che l'uno e l'altra dovevano essere:
a) di vita cristiana, credenti e praticanti;
b) che lui avesse lavoro garantito e che lei fosse amante della casa;
c) che godessero buona salute;
d) che si piacessero e si volessero veramente bene scambievolmente.
Padre Pio aiutava, guidava, guariva, incanalava verso il bene, senza mai stancarsi, infondendo fiducia, pur difendendo e presentando la legge divina in tutta la sua ampiezza.
Non può essere dimenticato, infine, che proprio per la sua fedeltà alla difesa della legge di Dio contro i corrotti e i corruttori, Padre Pio subì quella che, dagli storici, viene definita la prima persecuzione (1922-1933). Egli mai permetteva al penitente di venire a compromesso con ciò che è intrinsecamente perverso.

LOURDES TV


Bernadette-Soubirous

IN DIRETTA CON IL SANTUARIO DI FATIMA

JESUS OF NAZARETH

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Domenica 12 Dicembre 2010 Cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Massimiliano Kolbe! Vivete con impegno il cammino personale e comunitario nel seguire il Signore. L’Avvento è un forte invito per tutti a lasciare entrare sempre di più Dio nella nostra vita, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità, per avere una luce in mezzo alle tante ombre, alle tante fatiche di ogni giorno. Cari amici! Sono molto contento di essere in mezzo a voi, oggi, per celebrare il Giorno del Signore, la terza domenica dell’Avvento, domenica della gioia. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro Parroco, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, e il Vicario parrocchiale. Saluto quanti sono attivi nell’ambito della Parrocchia: i catechisti, i membri dei vari gruppi, come pure i numerosi aderenti al Cammino Neocatecumenale. Apprezzo molto la scelta di dare spazio all’adorazione eucaristica, e vi ringrazio delle preghiere che mi riservate davanti al Santissimo Sacramento. Vorrei estendere il mio pensiero a tutti gli abitanti del quartiere, specialmente agli anziani, ai malati, alle persone sole e in difficoltà. Tutti e ciascuno ricordo in questa Messa. Ammiro insieme con voi questa nuova chiesa e gli edifici parrocchiali e con la mia presenza desidero incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi stessi. Conosco le tante e significative opere di evangelizzazione che state attuando. Esorto tutti i fedeli a dare il proprio contributo per l’edificazione della comunità, in particolare nel campo della catechesi, della liturgia e della carità – pilastri della vita cristiana – in comunione con tutta la Diocesi di Roma. Nessuna comunità può vivere come una cellula isolata dal contesto diocesano; deve essere invece espressione viva della bellezza della Chiesa che, sotto la guida del Vescovo – e, nella Parrocchia, sotto la guida del Parroco che ne fa le veci –, cammina in comunione verso il Regno di Dio. Rivolgo uno speciale pensiero alle famiglie, accompagnandolo con l’augurio che esse possano pienamente realizzare la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza. Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale "sì" che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio. La vostra comunità comprende al proprio interno molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Col passare del tempo, la comunità è cresciuta e si è in parte trasformata, con l’arrivo di numerose persone dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi. Proprio a partire da questa situazione concreta della Parrocchia, sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti: è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti. Ma occorre soprattutto cercare di coinvolgerle nella vita cristiana, mediante una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno. Qui, come in ogni Parrocchia, occorre partire dai "vicini" per giungere fino ai "lontani", per portare una presenza evangelica negli ambienti di vita e di lavoro. Tutti devono poter trovare in Parrocchia cammini adeguati di formazione e fare esperienza di quella dimensione comunitaria che è una caratteristica fondamentale della vita cristiana. In tal modo saranno incoraggiati a riscoprire la bellezza di seguire Cristo e di fare parte della sua Chiesa. Sappiate, dunque, fare comunità con tutti, uniti nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia. A questo proposito, la verifica pastorale diocesana in atto, sul tema "Eucaristia domenicale e testimonianza della carità", è un’occasione propizia per approfondire e vivere meglio queste due componenti fondamentali della vita e della missione della Chiesa e di ogni singolo credente, cioè l’Eucaristia della domenica e la pratica della carità. Riuniti attorno all’Eucaristia, sentiamo più facilmente come la missione di ogni comunità cristiana sia quella di portare il messaggio dell’amore di Dio a tutti gli uomini. Ecco perché è importante che l’Eucaristia sia sempre il cuore della vita dei fedeli. Vorrei anche dirigere una speciale parola di affetto e di amicizia a voi, cari ragazzi e giovani che mi ascoltate, e ai vostri coetanei che vivono in questa Parrocchia. La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita. Sentitevi veri protagonisti nella Parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli. Cari fratelli e sorelle, accanto all’invito alla gioia, la liturgia odierna – con le parole di san Giacomo che abbiamo sentito - ci rivolge anche quello ad essere costanti e pazienti nell’attesa del Signore che viene, e ad esserlo insieme, come comunità, evitando lamentele e giudizi (cfr Gc 5,7-10). Abbiamo sentito nel Vangelo la domanda del Battista che si trova in carcere; il Battista, che aveva annunciato la venuta del Giudice che cambia il mondo, e adesso sente che il mondo rimane lo stesso. Fa chiedere, quindi, a Gesù: "Sei tu quello che deve venire? O dobbiamo aspettare un altro? Sei tu o dobbiamo aspettare un altro?". Negli ultimi due, tre secoli molti hanno chiesto: "Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?". E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: "Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!". Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro. E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: "Sei tu?". Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: "Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni". Cominciamo qui, nella nostra Parrocchia: San Massimiliano Kolbe, che si offre di morire di fame per salvare un padre di famiglia. Che grande luce è divenuto lui! Quanta luce è venuta da questa figura ed ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi! Pensiamo al padre che era per i lebbrosi Damiano de Veuster, il quale è vissuto ed è morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità. Pensiamo a Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio. E così potremmo continuare e vedremmo, come il Signore ha detto nella risposta a Giovanni, che non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore. Così possiamo vivere, possiamo sentire la vicinanza di Dio. "Dio è vicino", dice la Prima Lettura di oggi, è vicino, ma noi siamo spesso lontani. Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri. E questo è proprio anche il senso della Chiesa parrocchiale: entrare qui, entrare in colloquio, in contatto con Gesù, con il Figlio di Dio, così che noi stessi diventiamo una delle più piccole luci che Lui ha acceso e portiamo luce nel mondo che sente di essere redento. Il nostro spirito deve aprirsi a questo invito e così camminiamo con gioia incontro al Natale, imitando la Vergine Maria, che ha atteso nella preghiera, con intima e gioiosa trepidazione, la nascita del Redentore. Amen! ..

LOTTA CONTRO IL PAPA " PROFEZIE"

(Signora di tutti i popoli - Amsterdam) Improvvisamente vedo che davanti a me giace un cappello cardinalizio, dal quale penzolano dei nastri. Sopra vi viene tracciato un segno a forma di croce, come se il cappello venisse cancellato. Sento la Signora dire: "A Roma divampa una lotta contro il papa". Vedo dei vescovi seduti attorno al papa e odo: "Disastroso!" Poi la Signora sparisce. Il terzo messaggio dato a suor Agnese presso Akita (Giappone) il 13 Ottobre 1973 Recitate ogni giorno, la preghiere del Rosario. Col Rosario, pregate per il Papa, i vescovi e i sacerdoti . L´opera del diavolo si infiltrerà anche nella Chiesa in tale modo che vedrete cardinali contro cardinali e vescovi contro altri vescovi. I preti che mi venerano saranno disprezzati e saranno opposti dai loro confratelli. La Chiesa e gli altari saranno danneggiati. La Madonna a Melania de' La Salette (1851) Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. Profezia della Beata Anna Maria Taigi "...La religione verrà perseguitata e i preti massacrati. Le chiese verranno chiuse, ma solo per poco tempo. Il Santo Padre sarà obbligato a lasciare Roma."

L'INFERNO ESISTE, ESISTE IL MALE, COMBATTILO CON IL SANTO ROSARIO

L'INFERNO ESISTE, ESISTE IL MALE, COMBATTILO COME LA MADRE CI INVITA A FARE : IL SANTO ROSARIO

FATIMA

Fatima. Nella terza apparizione della Beata Vergine, 13 giugno 1917, a Francesco, Giacinta e Lucia, i tre pastorelli di Cova di Iria, (i primi due fatti santi il 13 ottobre 2000 da Papa Giovanni Paolo II) sono stati testimoni della reale esistenza dell’inferno… Racconta la veggente Lucia e tutt’ora vivente… “Dicendo queste ultime parole, la Signora aprì le mani, come aveva fatto durante i due mesi precedenti. La luce proveniente da esse sembrava penetrare la terra e vedemmo un mare di fuoco. Immersi in questo fuoco c’erano demoni e anime che sembravano tizzoni trasparenti, alcuni neri o bronzei, in forme umane, portate intorno dalle fiamme che uscivano da essi assieme a nuvole di fumo. Essi cadevano da tutte le parti, proprio come le scintille cadono dai grandi fuochi, leggere, oscillanti, tra grida di dolore e di disperazione, che ci atterrirono fino a farci tremare di paura. (Deve essere stata questa vista che mi fece gridare; la gente infatti dice di avermi sentita dare un grido). I demoni potevano essere distinti dalla loro somiglianza a orribili ripugnanti e sconosciuti animali, incandescenti come carboni accesi. Atterriti e come per supplicare aiuto, alzammo gli occhi verso Nostra Signora, la quale ci disse con gentilezza, ma anche con tristezza: “Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Al fine di salvarli Dio desidera di stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato””…

Lucia, Francesco e Giacinta

MEDJUGORJE

Nel 1981, i veggenti abitavano tutti nello stesso quartiere di Bijakovici, ai piedi del Podbrdo. Un pomeriggio Jakov e sua cugina Vicka erano sfuggiti alla sorveglianza generale con uno dei loro trucchi, tornavano da Citluk e decisero di andare nella casa dove Jakov abitava con sua mamma, perché avevano fame. La mamma di Jakov, Jaka, era estremamente povera e tutti e due vivevano in due minuscole stanze, senza acqua corrente, nella scomodità caratteristica del Medjugorje antecedente le apparizioni della Madonna. Vicka e Jakov sono arrivati a casa senza fiato e hanno detto a Jaka che avevano fame. Poi si sono messi in un altro angolo per parlare insieme, mentre Jaka preparava loro un piccolo spuntino frugale: dopo dieci minuti li chiama… nessuna risposta! Erano esattamente le 15,20. Jaka entra nell’altra stanza… nessuno! Il sangue le monta alla testa, perché era impossibile che fossero usciti senza che li avesse visti passare. Ha un bel ripensare a ogni minuto passato dopo il loro arrivo, non serve a niente, è incomprensibile… dovrebbero essere là! D’altra parte li aveva sentiti parlare poco tempo prima. Un abisso di angoscia l’afferra. La milizia… ma no, come avrebbe potuto prenderli senza passare dalla cucina? Esce spaventata e trova la mamma di Ivan che scende per il sentiero.– Non hai visto Jakov e Vicka?– No! –

Sale per il sentiero e interroga gli altri vicini, arriva fino ai genitori di Vicka. – No… - risponde Zlata, la mamma di Vicka, scuotendo la testa. Subito si spande la voce che Jakov e Vicka sono spariti e i cuori si serrano per l’angoscia perché gli abitanti di Bijakovici considerano i veggenti come loro figli, come la pupilla dei loro occhi. Passano i minuti, i ragazzi si sono letteralmente volatilizzati; la madre di Vikia è categorica: non sono passati da qui. D’altra parte non li ha visti nessuno. Jaka rientra a casa sua disperata; gira e rigira per la cucina, poi torna nella camera vuota, là dove erano ultimamente, nell’assurda speranza di ritrovarli, di risvegliarsi dall’incubo. Ma non c’è nessuno! Rimuove i due piatti ormai freddi, sistema la vecchia casseruola, mentre nella sua mente passano velocemente le peggiori scene che un’immaginazione di madre possa concepire. Esce e va a sedersi sotto l’alberello vicino a casa. Da lì potrà spiare… Quando ad un tratto alle 15.50 le sembra di sentire un rumore, Non crede alle sue orecchie, viene dalla casa! – Sei tu Jakov? Jakov salta fuori tutto felice e grida a sua madre: - Mamma, mamma! Siamo andati in Cielo! Abbiamo visto il Cielo! – Il Cielo?!! No… non è possibile! Non posso credere che siate andati in Cielo. “Jakov , raccontaci…” chiedono i pellegrini. – La Gospa (Madonna) è venuta e ci ha portato con Lei. Vicka era con me, andate a chiederle, vi racconterà lei… - Vicka non si fa pregare due volte per raccontare il “suo viaggio nell’aldilà”: - Non ce l’aspettavamo – dice – la Gospa è venuta in camera mentre la mamma di Jakov ci preparava la colazione in cucina. Ci ha proposto di partire tutti e due con Lei per vedere il paradiso, il purgatorio e l’inferno. Questo ci ha molto sorpresi e in un primo momento né Jakov né io abbiamo detto di si. – Porta piuttosto Vicka con te – le ha detto Jakov – lei ha molti fratelli e sorelle, mentre io sono l’unico figlio di mia madre. – Infatti, dubitava che si potesse ritornare vivi da una simile spedizione! – Da parte mia – aggiunge Vicka , - mi dicevo – “Dove ci ritroveremo? E quanto tempo ci vorrà? “ Ma alla fine vedendo che il desiderio della Gospa era di portarci con se, abbiamo accettato. E ci siamo ritrovati lassù. – Lassù? – ho chiesto a Vickia, - ma come ci siete arrivati? – Appena abbiamo detto si, il tetto si è aperto e ci siamo trovati lassù! – Siete partiti con il vostro corpo? – Si, come siamo ora! La Gospa ha preso Jakov con la mano sinistra e me con la mano destra e siamo partiti con Lei. Per prima cosa ci ha mostrato il paradiso. – Siete entrati così facilmente in cielo? – Ma no! – mi ha detto Vickia – siamo entrati dalla porta. – Una porta come?- Mah! Una porta normale! Abbiamo visto San Pietro vicino alla porta e la Gospa ha aperto la porta… - San Pietro? Come era? – Mah! Come era sulla terra! – Cioè? – Circa sessanta, settant’anni, non molto alto ma nemmeno piccolo, con i capelli grigi, un po’ ricci, abbastanza tarchiato… - Non vi ha aperto lui? – No la Gospa ha aperto da sola senza chiave. Mi ha detto che era San Pietro, lui non ha detto niente, ci siamo salutati così semplicemente. – Non è parso sorpreso di vedervi? – No, perché? Capisci, eravamo con la Gospa. – Vicka descrive la scena come se si parlasse di una passeggiata fatta non più tardi di ieri, con la famiglia, nei dintorni. Non sente nessuna barriera fra “le cose di lassù” e quelle di quaggiù. E’ perfettamente a suo agio fra queste realtà. Stranamente non si rende conto che la sua esperienza rappresenta un tesoro per l’umanità e che il linguaggio del cielo così famigliare per lei, apre una finestra su un mondo completamente diverso per la nostra società attuale,per noi che siamo “non-veggenti”. – Il paradiso è un grande spazio senza limiti. C’è una luce che non esiste sulla terra. Ho visto tanta gente e tutti sono molto felici. Cantano, ballano… comunicano fra loro in un modo per noi impensabile. Si conoscono nell’intimo. Sono vestiti di lunghe tuniche e ho notato tre colori diversi. Ma questi colori non sono come quelli della terra. Assomigliano al giallo, al grigio e al rosso. Ci sono anche degli angeli con loro. La Gospa ci spiegava tutto. “Vedete come sono felici. Non manca loro niente”. – Vicka puoi descrivermi questa felicità che vivono i beati in cielo? – No non posso descriverla, perché sulla terra non esistono parole per dirlo. Questa felicità degli eletti, la sentivo anch’io. Non posso parlartene, non posso che viverla nel mio cuore. – Non hai avuto voglia di restare lassù e di non tornare più sulla terra? – Si! Risponde sorridendo. Ma non si deve pensare soltanto a se stessi! Sai la nostra più grande felicità è quella di rendere la Gospa felice. Noi sappiamo che vuole tenerci sulla terra ancora per un po’ di tempo per portare i suoi messaggi. E’ una grande gioia condividere i suoi messaggi! Finché ha bisogno di me, io sono pronta! Quando vorrà prendermi con sé sarò pronta ugualmente! E’ il suo progetto, non il mio… - I beati, potevano vederti anche loro? – Certamente ci vedevano! Eravamo con loro! – Come erano? – Avevano circa trent’anni. Erano molto, molto belli. Nessuno era troppo piccolo o troppo grande. Non c’erano persone magre o grasse o malate. Tutti stavano molto bene. – Allora perché San Pietro era più vecchio e vestito come sulla terra? – Breve silenzio da parte sua… la domanda non le era mai venuta in mente. – E’ così, ti racconto ciò che ho visto! – E i vostri corpi erano in cielo con la Gospa non c’erano più sulla terra, in casa di Jakov? – No, certo! I nostri corpi sono spariti dalla casa di Jakov. Tutti ci hanno cercato! E’ durato venti minuti in tutto. – Dopo il paradiso, la Gospa ci ha portati a vedere il purgatorio. E’ un luogo molto scuro e noi non potevamo vedere quasi niente perché c’era come un fumo grigio, molto spesso del colore della cenere. Sentivamo che c’era una quantità di gente ma non potevamo vedere i volti per via di questo fumo. Potevamo però sentire i gemiti e le grida. Sono molto numerosi e soffrono molto. Sentivamo anche delle specie di urti, come se persone si scontrassero. La Gospa ci diceva: “Vedete come queste persone soffrono! Aspettano le vostre preghiere per poter andare in cielo”. Dopo il purgatorio – continua Vicka – la Gospa ci ha mostrato l’inferno. E’ un posto terribile. Nel mezzo c’è un gran fuoco, ma non come quello che conosciamo sulla terra. Abbiamo visto gente assolutamente normale, come quelli che si incontrano per la strada, che si gettavano da soli in quel fuoco. Quando ne uscivano assomigliavano a belve feroci che gridavano il loro odio e la loro ribellione e bestemmiavano… Era difficile credere che fossero esseri umani, tanto erano sfigurati, cambiati… Davanti a questo spettacolo eravamo spaventati e non capivamo come una cosa così orribile potesse succedere a quella gente. Fortunatamente la presenza della Gospa ci rassicurava. Abbiamo anche visto una ragazza molto bella gettarsi nel fuoco: dopo sembrava un mostro. La Gospa allora ci ha spiegato quello che avevamo visto e ci ha detto: - Quella gente è andata all’inferno di sua volontà. E’ una loro scelta, una loro decisione. Non abbiate paura! Dio ha donato a ciascuno la libertà. Sulla terra ognuno può decidersi per Dio o contro Dio. Certe persone sulla terra fanno sempre tutto contro Dio, contro la sua volontà, pienamente consapevoli: cominciano così l’inferno nel loro cuore; quando viene il momento della morte, se non si pentono, è lo stesso inferno che continua. – Gospa – le abbiamo allora chiesto – queste persone, un giorno, potranno uscire dall’inferno? – L’inferno non finirà, coloro che sono là non vogliono ricevere più niente da Dio, hanno scelto liberamente di essere lontani da Dio, per sempre! Dio non vuole forzare nessuna ad amarlo. – Allora chiedo a Vicka: - Se Dio ha il cuore buono, non gli importa lasciare che i suoi figli si perdano così, per sempre? Perché non mette una barriera davanti all’inferno, per esempio, o perché non prende nelle sue braccia tutti quelli che si apprestano a gettarsi nel fuoco per convincerli ad andare con lui invece che con Satana? - Ma Dio fa di tutto per salvarci! Tutto! Gesù è morto per ognuno di noi e il suo amore è grande per tutti. Ci invita sempre ad avvicinarci al suo cuore ma cosa può fare quando non si vuole accettare il suo amore? Niente! L’amore non si può imporre! - Alla fine la Gospa affida loro una missione: Vi ho mostrato tutto questo, perché sappiate che esiste e lo diciate agli altri. Come siete tornati a casa? – Nello stesso modo! Siamo ridiscesi attraverso il tetto e ci siamo ritrovati in camera di Jakov!

L'inferno dogma di fede ribadito a Medjugorje

Ai primi di novembre del 1981 alcuni veggenti hanno visto l'inferno; padre Bubalo rivolgendosi a Vicka: ad un tratto la Madonna è scomparsa e davanti a voi si è aperto l'inferno. L'avete visto tu, Jakov e Marija. Hai scritto che era spaventoso; sembrava un mare di fuoco; dentro c'era tanta gente. Tutti anneriti, sembravano diavoli. Affermi che nel mezzo hai visto una donnaccia bionda, con i capelli lunghi e le corna, e i diavoli che l'assalivano da tutte le parti. Era orribile e basta. Io ho descritto - spiega Vicka - come ho potuto; ma non lo si può descrivere. La Madonna, vi ha detto perché ve lo ha mostrato? Sì, sì; come no! Ce l'ha mostrato per farci vedere come stanno coloro che ci cadono.... Chi può pensare sempre a queste cose? Però non si può neppure dimenticare quello che abbiamo visto. Verso la metà di novembre 1981 Vicka e Jakov sono stati portati dalla Madonna in cielo. La Madonna "mentre ci mostrava il paradiso e l'inferno - racconta Vicka - guardava dove guardavamo noi. La Gospa ha prima mostrato il purgatorio e poi l'inferno. Dalle parole di Vicka si direbbe che i due veggenti siano stati "portati" all'inferno: Fuoco... diavoli... la gente bruttissima! - ripete Vicka -. Tutti con le corna e con la coda. Sembrano tutti diavoli. Soffrono... Dio ce ne preservi e basta. Solo che ho visto di nuovo quella donnaccia bionda e con le corna. Lei soffre in mezzo a quel fuoco; e i diavoli intorno a lei. Orribile e basta. La Madonna - chiede ancora p. Bubalo - quindi non vi ha proibito di raccontarlo? Non ce l'ha proibito; anzi, ci ha detto di raccontarlo. Più avanti Vicka aggiunge: Credo che sarebbe molto utile che gli uomini non si dimenticassero mai che, un giorno, saremo tutti giudicati da Dio. Esiste una differenza terribile tra il Paradiso e l'Inferno. Io l'ho vista. Che Dio ci salvi dall'Inferno! (da Mille incontri con la Madonna, Janko Bubalo, Ed. Messaggero, Padova 1985, pagine varie). Anche Jakov Colo dice di aver visto l'inferno: Ho visto una grande, grande fiamma e gli uomini dentro. Che faccia avevano questi uomini? Nera. Stanno nella fiamma e quando escono dalla fiamma diventano neri, cambiano. Non sono proprio uomini, sono tra uomini e bestie, una combinazione. E Maria cos'ha detto quando avete visto l'inferno? "Qui arrivano quelli che non hanno seguito la strada di Dio. A Marija Pavlovic è stato chiesto: La Madonna ha detto quando il Satana sarà schiacciato? A me no. Tu hai visto Satana? Sì, nell'inferno. Cosa fa? Alza il fuoco. Che faccia ha? Ha una faccia nera. A noi quando si è presentato, si è mostrato come una ragazza. L'abbiamo visto per un attimo, forse un minuto, come lo spezzone di un film. Era nera, con i capelli lunghi, l'aspetto trasandato, sembrava che sfuggisse una pietra che voleva raggiungerla; lei scappava. Satana fa paura oppure attira a sé? Sicuramente fa paura. Perché fa paura? Non so perché fa paura. Ha una faccia umana Satana? Sì, però spaventosa. Che colore ha la sua faccia? Piuttosto nera, che bianca. Da 12 anni di apparizioni di René Laurentin, stralciamo la parte di un'intervista che Marija rilasciò nel novembre 1986: Nostra Signora vi ha rivelato se un'anima del purgatorio può essere perduta ed andare all'inferno? No, una volta che essi sono in purgatorio, non possono andare che al Cielo. A vostro parere, le persone che costantemente vanno di male in peggio, o dal male al bene, e che tuttavia amano Dio, andranno all'inferno? Io non so. Quando un uomo muore, Dio gli concede delle grazie e benedizioni speciali per decidere egli stesso dove vuole andare. Dio gli concede un'immagine della propria vita e di ciò che ha fatto durante questa vita, e così gli concede la grazia di decidere dove andrà, secondo quale è stata la sua vita. Egli ha libera scelta. Questi raggiunge l'esperienza di alcuni morenti che vedono tutto il loro passato sfilare davanti ai loro occhi, istantaneamente, con un giudizio chiaro del bene e del male. Bene, voi volete evitare l'inferno ed andare al Cielo. Che cosa accade in quel caso. Dio ci concede delle grazie speciali per capire pienamente e rispondere così in tutta verità. Dunque, Egli vi concede molte grazie per dire: 'Dio, io voglio il Cielo e voglio evitare l'inferno o il purgatorio" (come un siero della verità)? Sì, è così. Voi avete visto l'inferno, avete visto una ragazza che era vicino alle fiamme. Avete visto la sua figura? [Marija aveva parlato di questa ragazza prima dell'intervista registrata]. Noi l'abbiamo vista nell'inferno ed ella era tra le fiamme. Ella uscì ed aveva qualcosa di animalesco nella sua figura. Qualcosa di selvaggio. Nell'inferno, quando voi avete visto questa ragazza, Nostra Signora vi ha detto perché ella si trovava là? Ella non ce l'ha detto. È la sola persona che avete visto? No, c'era molta gente. Ma noi l'abbiamo notata perché si trovava tra le fiamme. Lei soffriva molto? Tutti coloro che sono nell'inferno correvano per evitare le fiamme. Essi soffrono moltissimo. Ma Dio concede a ciascuno la libertà di decidere dove andare. Queste persone avevano scelto l'inferno. Allora Dio non manda nessuno all'inferno, essi decidono per se stessi? Sì, noi siamo giudici della nostra vita. Quando avete visto l'inferno, avete visto altri dèmoni o Satana stesso? Io ho avuto una visione dell'inferno. Ma non mi trovavo lì. Sì, ma durante la vostra visione avete visto dei dèmoni o Lucifero? Noi non potemmo vedere Satana, ma Mirjana, un'altra veggente, che vive a Sarajevo, l'ha visto una volta [...] come un bel giovane uomo. Mirjana era a casa sua e la sua porta era chiusa. Improvvisamente apparve un giovane uomo. Egli tentava di convincerla a rinunciare alle apparizioni, promettendole tutti i tesori del mondo se ella avesse rinunciato. Ma ella prese dell'acqua benedetta, si fece il segno della croce e lui sparì. Allora Nostra Signora apparve immediatamente e le parlò. Lei, dunque, si era resa conto che c'era il demonio? Sì. Le promesse di Satana erano vane o lui aveva veramente il potere di compierle? Lei ha pensato che aveva questo potere? Sì, sì, il demonio ha un grande potere. E questa fu una grande tentazione per Mirjana. Ella sentiva che le forze la stavano abbandonando. Così, ella è stata presa da una forte tentazione? Sì, molto grande. Ai veggenti è stato chiesto singolarmente: hai visto qualcos 'altro oltre la Madonna e Gesù? Essi hanno risposto: Marija Pavlovic: Abbiamo visto il paradiso, il purgatorio e l'inferno, dove le persone soffrono e penano: è qualcosa di orribile. Vicka Ivanhovic: Abbiamo visto il paradiso e l'inferno: in mezzo c'è un gran fuoco, ma non c'è brace, niente. Solo le fiamme. Molte persone passano una dopo l'altra piangendo... Che Dio ce ne guardi! Ivanka Jvankovic:... l'inferno e il cielo. Mirjana Dragicevié: Sì, ho visto una volta il diavolo. Aspettavo la Madonna e proprio nel momento in cui avrei voluto fare il segno della croce, mi è apparso lui al suo posto. Allora mi sono spaventata. Lui mi ha promesso le cose più belle del mondo, ma io ho detto: No! Allora è scomparso d'un tratto ed è apparsa la Madonna. Mi ha detto che lui tenta sempre di distogliere il vero credente dalla giusta strada.

Santa SUOR FAUSTINA KOWALSKA

Dal suo diario apprendiamo quanto segue… 20.x.1936. (II° Quaderno)

Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. E un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la Misericordia di Dio per loro. O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo peccato.

http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno/index.php

IO SONO TUO PADRE


Quando ti sei svegliato questa mattina
ti ho osservato ed ho sperato
che tu mi rivolgessi la parola, però
ho notato che eri molto occupato a cercare
il vestito giusto da metterti per andare
a lavorare. Ho continuato ad aspettare
ancora mentre correvi in casa per vestirti
e sistemarti, sapevo che avresti avuto
del tempo anche solo per fermarti un momento
e dirmi “Ciao!”, però eri troppo
occupato. Per questo ho acceso il cielo
per te, l’ho riempito di colori e di canti
di uccelli per vedere se così mi ascoltavi,
però nemmeno di questo ti sei reso conto.
Ti ho osservato mentre ti accingevi al
lavoro e ti ho aspettato pazientemente
tutto il giorno, ma tu eri troppo occupato
per dirmi qualcosa. AI tuo rientro ho visto
la stanchezza sul tuo volto ed ho pensato
di rinfrescarti un poco facendo cadere
una lieve pioggia, perchè questa la portasse
via; il mio era un dono, ma tu ti sei
infuriato ed hai offeso il mio nome.
Desideravo tanto che tu mi parlassi…
c’era ancora tanto tempo, ho pensato.
Dopo hai acceso il televisore, ti ho aspettato
pazientemente, mentre guardavi la
TV, hai cenato e ti sei immerso nel tuo
mondo, ti sei dimenticato nuovamente di
parlare con me.
Ho notato che eri stanco ed ho compreso
il tuo desiderio di silenzio e così ho fatto
scendere il sole e al suo posto ho disteso
una coperta di stelle ed al centro di questo
ho acceso una candela: era uno spettacolo
bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.
AI momento di dormire, dopo aver augurato
la buona notte alla tua famiglia, ti
sei coricato e quasi immediatamente ti
sei addormentato. Nemmeno ti sei accorto
che io sono sempre con te. Bene, ti
sei svegliato ed ancora una volta io sono
qui che aspetto, senza nient’altro che il
mio amore per te, sperando che oggi tu
possa dedicarmi un po’ del tuo tempo.
Ti amo tanto
che attendo tutti i giorni una
preghiera, i doni che ti ho dato oggi sono
il frutto del mio amore per te.
Buona giornata…

Dio “tuo Padre”



LE 4 REGOLE DEL SILENZIO

1 - Soffocare il mormorio interiore L'anima creata e ricreata con il Battesimo è stata avvolta da un silenzio che è pudore e creazione. Il Silenzio è musica, è danza estetica in cui Dio colma l'anima vergine della Sua presenza. La disciplina del Silenzio compie, congiuntamente alla Grazia, quello che i sedimenti del tempo hanno accumulato sulla nostra anima confusa, obnubilata, disturbata dal rumore esterno ed interno. a. Il Mormorio dei ricordi: non dargli peso, concentrati sulla Grazia. b. Disciplina la curiosità. Quella delle novità, del comportamento altrui e soprattutto quella intellettuale. c. Non dare spazio alle Preoccupazioni (vd Mt. 6,24-34). Dio viene quando dorme ciò che appartiene alla terra. 2 - Evita le critiche e i giudizi interni Osserva, anche per un solo giorno, il corso dei tuoi pensieri: ti sorprenderà la frequenza e la vivacità delle tue critiche interne con immaginari interlocutori, se non altro con quelli che ti stanno vicino. Qual è di solito la loro origine? Questo: lo scontento a causa dei vicini più stretti che non ci vogliono bene, non ci stimano, non ci capiscono; sono severi, ingiusti o troppo gretti con noi o con altri "oppressi". Siamo scontenti dei nostri fratelli soprattutto dei più vicini: la Famiglia, gli amici, i conoscenti, i colleghi di lavoro, ecc. Allora nel nostro spirito si crea un tribunale, nel quale siamo procuratore, presidente, giudice e giuria; raramente avvocato, se non a nostro favore. Si espongono i torti; si pesano le ragioni; ci si difende; ci si giustifica; si condanna l'assente. Da qui nasce la vendetta, il rancore, la rabbia, con un enorme spreco di forze e, cosa peggiore, il declino totale della nostra maturazione. Il dovere contemplativo è un dovere che nasce dallo Spirito. Dalla tua contemplazione nascono le tue ragioni e la tua capacità di convincere; la Verità compie la Sua strada sia attraverso te che oltre te stesso. 3 - Combatti le ossessioni e i fantasmi del cuore Le idee e le immagini che affiorano alla mente sono spesso fantasmi che prendono corpo da un guazzabuglio interiore. Per questo esse vanno filtrate alla luce di Dio. Ridimensionate , evangelizzate, purificate, collocate nella Sua Luce. Altrimenti esse ti divorano portandoti alla dissociazione del sé. 4 - Non preoccuparti di te stesso Non parlare di te con te stesso in maniera morbosa e insistente. I momenti di esame di coscienza vanno fatti alla Luce di Dio, la quale non giudica mai ma ti accoglie e ti da l'esatta dimensione della realtà che sei e in cui vivi. a. Non trarre conclusioni sulle difficoltà della tua vita b. Non sopravvalutare le tue pene e i tuoi sacrifici c. Non avere un "amore ambizioso" della tua anima Impara a cogliere la Grazia dell'istante. Solo chi cerca e vive il silenzio la coglie; solo così si può aderire a ciò che Dio ti dice, momento per momento. Cerca di piacere a Dio, ora, e nulla più. Fa' quanto puoi. Tu sei membro del corpo mistico di Cristo, forse il meno nobile, ma non inutile. Di' dal profondo ma sereno: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per me, povero peccatore". E vivi in pace, sotto la protettrice ala di Dio che ti ama.

HO BISOGNO DI SILENZIO

Signore,

sto camminando per la strada,

in mezzo alla gente,

in mezzo alla confusione

di tutti i giorni.

La gente corre verso cose

in cui neppure crede;

io sto correndo verso di te,

verso la vita,

sento di aver bisogno di te, o……ra.

Ti sembrerà strano,

ma mi sento solo

in mezzo a tanta gente;

ho bisogno di silenzio,

di te, della tua comprensione,

e della sicurezza che solo tu sai dare.

Ho bisogno di fermarmi,

per riflettere.

Entro nella tua casa,

tu mi stavi aspettando

e io aspetto te.

Grazie per avermi saputo attendere

senza mai chiedere

il perché del mio ritardo


OPERA SANTO SPIRITO