IL SESTO COMANDAMENTO |
*Non commettere atti impuri*
I peccati della carne sono quelli che impediscono all'intelletto di conoscere Dio, conseguentemente di amarlo e di seguirlo; ingigantiscono le altre passioni, come l'orgoglio, e accentuano l'egoismo; creano divisioni in ogni genere di rapporti; soffocano il cuore; animalizzano e portano a ogni tipo di violenza; diventano idolo della vita; hanno un ventaglio molto variegato di pensieri, parole, atti. Sono la categoria più ricca di colpe.
Vorremmo restringere il tema ai problemi della famiglia, per rimanere nel concreto, anche se tale comandamento meriterebbe una trattazione specifica poiché Padre Pio ha dimostrato, da vero profeta, di conoscere a fondo malattie e terapie dei peccati della carne e della vita coniugale, di cui egli è stato quotidianamente modello di restauro e di santificazione.
Il nostro secolo è il secolo dell'edonismo imperante. Nel cuore dell'uomo manca la luce della speranza, il calore del sentimento, la gioia del donarsi. L'amore inteso come dono e come serena accettazione dell'altro ha ceduto il posto all'edonismo spinto all'esasperazione e, nell'accezione corrente, è divenuto sinonimo di piacere carnale.
C'è da chiedersi se l'attività pastorale riuscirà a incidere positivamente nel cuore e nella mente dell'uomo e della donna di questa generazione insoddisfatta e infelice. La famiglia cristiana di oggi è, in linea di massima, ferma al secondo figlio. Ci si chiede se esiste ancora la cultura della famiglia numerosa.
I giovani sanno che esiste un preciso comandamento di non commettere atti impuri? La catechesi e la predicazione domenicale affrontano queste problematiche? In che modo?
Padre Pio è stato un grande, un vero maestro in questo campo. Egli riusciva a vincere, mediando fermezza e dolcezza, ogni resistenza; sapeva essere incisivo, illuminante, trainante e i suoi penitenti lo seguivano fino all'eroismo.
Carismi particolari a parte, il metodo di Padre Pio può essere a portata di ogni sacerdote. Ci si deve rifare al concetto fondamentale per la famiglia: l'uomo e la donna una carne sola, realizzata nel comandamento del «crescete e moltiplicatevi».
La vita di Padre Pio è trascorsa nell'impegno di redimere la famiglia degradata, nel conferirle dignità, nello sforzo costante di rinnovare le famiglie prive di valori autentici. Padre Pio riportava il matrimonio alle radici, rinnovava la potenza divina del sacramento, dava senso cristiano alla vita dei coniugi. Il suo stile nel confessionale si rivelava drammatico e sconvolgente, ma anche dolce, amabile e incoraggiante, a seconda delle varie situazioni di chi gli stava innanzi.
In sintesi, la sua pastorale si imperniava sulle componenti essenziali del matrimonio: unità, fecondità, santità.
Giovanni Paolo II, dagli inizi del suo pontificato, si è particolarmente impegnato per ridare dignità alla famiglia e per educare i giovani di oggi al riconoscimento dei valori autentici del matrimonio.
Padre Pio gridava forte contro i peccati del sesto e nono comandamento. Il professor L., che ha speso la vita accanto a Padre Pio e ne seguiva gli insegnamenti, riporta alcune sue espressioni:
I peccati contro il matrimonio sono quelli che Dio perdona più difficilmente. Sai perché? Perché il Signore avrebbe potuto creare continuamente uomini e donne, come aveva fatto con Adamo ed Eva. Si è spogliato di questa prerogativa dando mandato all'uomo e alla donna di crescere e moltiplicarsi.Ma come aveva fatto Lucifero, così l'uomo e la donna gli gridano il loro non serviam, non vogliamo servirti, e impediscono così il progetto di Dio sulla creazione delle anime.
In concreto, l'istituto della famiglia esprime la forza creativa di Dio: Dio crea e trasmette vita attraverso i coniugi, ma resta sempre lui il protagonista, mediante il sacramento vissuto nell'ottica cristiana.
La famiglia secondo Padre Pio. Sul matrimonio Padre Pio ha sempre applicato l'insegnamento dei Sommi Pontefici: da Pio XI a Pio XII, da Paolo VI a Giovanni Paolo II. Padre Pio è sempre stato sulla linea morale codificata da Paolo VI nell'Humanae vitae e successivamente convalidata da Giovanni Paolo II nellaFamiliaris consortio e, recentemente, nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nell'enciclica Veritatis splendor ed Evangelium Vitae.
È nota la sua lettera personale (12 settembre 1968) inviata a Paolo VI per compiacersi dell'enciclica Humanae vitae, per sostenerlo, quasi volesse apporvi il suo suggello.
Spesso, in confessionale, citava ai coniugi encicliche e discorsi di Pio XII, al quale si sentiva particolarmente legato.
Scrive in merito il professor F. L., suo penitente per lunghi anni:
Allorché questo Pontefice presentò i concetti di paternità responsabile e di continenza periodica, molti ricorderanno quale interesse, non privo di perplessità, tale posizione abbia risvegliato nella pubblica opinione e all'interno stesso della Chiesa. Mentre desideravo un'occasione per conoscere il pensiero del Padre, una sera venne lui stesso in argomento, affrontandolo da un punto di vista particolare.«Intravvedo - disse - un qualche pericolo nella applicazione pratica, per la donna, che avendo in accordo col marito, stabilito un periodo di astinenza, potrebbe poi non trovarsi disposta, non avvertire il desiderio, nei giorni liberi e capitarle l'inverso nei giorni vietati. E poiché la donna ordinariamente ha più ritegno e pudore dell'uomo, può avere difficoltà a manifestare questa sua condizione, e subire la tentazione della incontinenza».
A proposito della regolazione delle nascite col metodo naturale - riferisce sempre il nostro professore - così si è espresso Padre Pio: «La continenza periodica è accettabile, come mezzo della regolazione delle nascite, purché oltre all'accordo tra marito e moglie, esista una ragione seria, un motivo concreto di difficoltà. Se è vero che non sunt facienda mala ut veniant bona, non si possono fare cose cattive anche se lo scopo è buono, così non si può neppure usare un metodo consentito per fini esclusivi di comodo e di egoismo».
Padre Pio vedeva il matrimonio come sacramento per la santificazione dei coniugi. La sua formula era questa: «Quando ti sei sposato Dio ha deciso quanti figli ti deve dare». La «sua famiglia» era quella numerosa, quella benedetta nella Bibbia. Rifiutare, a ragion veduta, di collaborare con Dio, non è cristiano.
I coniugi che si sono affidati alla guida del suo confessionale hanno vissuto il sacramento con fede e soddisfazione. Padre Pio ha donato alla Chiesa una lunga serie di famiglie numerose, proprio quando la famiglia andava incontro alla sua peggiore crisi, con la denatalità e poi con le separazioni, il libero amore, la convivenza, i matrimoni civili e il divorzio che egli considerava «la creazione di Dio distrutta». Infatti Dio crea la vita attraverso i coniugi, che, separandosi, distruggono il progetto creativo stabilito per loro. «Il divorzio è la strada dritta per l'inferno».
Testimonianze. La pastorale di Padre Pio sulla vita familiare trova una vasta gamma di testimonianze che spesso sono state offerte per la pubblicazione o per l'archiviazione al Centro delle Opere di Padre Pio o del convento dei padri cappuccini.
Scrive un signore di Roma:
In quel tempo (1927) la casa mia era un inferno. Avevo perduto una bambina, mia moglie era sottocura col pneumatorace con esito incerto. A mezzo di Francesco Morcaldi, sindaco di San Giovanni Rotondo, incontrai Padre Pio e gli dissi: «Sono venuto da lei perché ho mia moglie in queste condizioni: non si sa se guarirà. Non posso più avere figli: i medici me l'hanno assolutamente proibito».Egli mi fa un bel sorriso e mi dice: «Figlio mio, con l'aiuto di Dio tutto si ottiene». Mi diede una coroncina e mi congedò. Strada facendo verso il paese feci un proposito: Non bestemmierò più.Mia moglie quasi subito rimase incinta e l'11 maggio del 1928 nacque un figlio. Della sua malattia non se ne parlò più: «Con l'aiuto di Dio tutto si ottiene».
Un'altra testimonianza riguarda gli anni cinquanta, quando avanzavano i discorsi su «pillola e regolazione delle nascite». Maria Ravagnani Malaguti racconta:
Sposata, mi ritenevo ben preparata in coscienza sui doveri del matrimonio cristiano. Nel '51 la prima bambina, con parto difficile, ma superato bene. Nel '53 la seconda con blocco renale, e complicazioni per cui il medico prescrive: «Niente figli, perché un terzo figlio può costare la vita». Si viene col marito a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, che mentre mi passa accanto mi pone la mano sulla testa. «Padre - gli dico - Padre, ho due bambine, i medici mi dicono che se ne avrò un terzo morirò. Io non voglio peccare, ma non voglio morire».Padre Pio risponde: «Prendete tutti quelli che il Signore vi manda».
Il racconto termina con la notizia che i figli diventarono cinque.
Nel 1947 a Emanuele Bufradeci, sessantenne, che confessa di avere volontariamente evitato altri figli, dopo il terzo, Padre Pio dice: «Se tuo padre avesse fatto come te, tu non saresti al mondo, perché tu sei il decimo dei figli». Lo vedeva per la prima volta.
Il signor Carlo Z. aveva incontrato Padre Pio fin da giovane. Innamoratosi poi di una ragazza, in confessione così si confida col Padre: «Padre, ho una ragazza... ma non va troppo in chiesa». Risposta: «Lasciala!». «Padre, io le voglio bene». «Lasciala! Per il tuo bene». «Ma Padre, lei lo sa cosa vuol dire voler bene a una persona?». «Figliolo, amor con amor si paga. Non è male volersi bene, anzi è Gesù che ce lo insegna. Trovatene una santa che ce ne sta ancora». «Se me la mandate voi, Padre». Va a casa e decide ad ascoltare Padre Pio. Dopo un po' di tempo viene a conoscere una ragazza veramente praticante.
Dopo qualche anno, Padre Pio accetta di sposare Carlo Z. con questa ragazza e celebra il sacramento. Tutti conosciamo la formula del rito. Il celebrante domanda dapprima allo sposo se è contento di ricevere in matrimonio lei, poi ripete la domanda alla sposa. Qui il caso diventa singolare. Il Padre fa la domanda di rito e lei risponde «Sì». Il Padre allora la ferma e le dice: «Devi rispondere: sì, lo voglio». E di nuovo ripete la domanda; lei, emozionata, risponde ancora: «Sì». E il Padre ancora le ripete che deve dire: «Sì, lo voglio». Finalmente, alla terza volta, Licia risponde: «Sì, lo voglio». Ebbene, la famiglia, così benedetta, conta ben 14 figli, tutti vivi, sani e gloria di Carlo e Licia. E che dire, se si aggiunge che dopo il primo figlio i medici avevano diagnosticato a Licia, donna fragile e sottile, che doveva evitare ulteriori maternità?
Chi può contare quanti sono i battezzati col nome di Pio proprio perché a lui devono la vita? Padre Pio accettava con gioia di celebrare le nozze dei suoi figli spirituali. Aveva per le coppie che lo accostavano per la benedizione parole significative per il futuro della loro famiglia. Ecco un esempio: «Il Signore vi benedica, e vi renda meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che il matrimonio comporta doveri difficili, che solo la divina grazia può aiutare a rendere facili. Meritate sempre questa grazia, e il Signore vi conservi fino alla quarta generazione». Padre Pio incitava sempre all'esatta osservanza della legge divina. Era fermo con rigore contro gli sposi che, nel peccato, venivano meno agli obblighi coniugali, all'unità, alla fedeltà e al compito della procreazione.
Il Padre inoltre esigeva l'applicazione della stessa dottrina da lui insegnata da parte dei sacerdoti. Scrive don Domenico Labellarte, barese, uno dei sacerdoti più intimi di Padre Pio, fin dagli anni del seminario:
Eravamo nel 1947, un giorno mi chiamò in disparte, sulla terrazzina adiacente alla sua cella n. 1 e mi lesse un passo del secondo notturno dell'ufficio delle letture nell'ottava del Corpus Domini, tratta da un commento di san Giovanni Crisostomo. Ecco il passo: Sanguis Eius exquiretur ex manibus eorum. E proseguì: «Hai capito, figlio mio? Il Sangue di Gesù sarà richiesto dalle mani di noi sacerdoti se avremo dato l'assoluzione a chi non dovrebbe riceverla, in particolare a chi impedisce la prole. Attento, figlio mio!...».
Egli non solo educava alla legge divina ma elevava all'ascesi matrimoniale, alla spiritualità della vita coniugale, orientava alla sacramentalità che porta alla santità comune, all'abbandono fiducioso al disegno di Dio, al comportamento fedele nei doveri della famiglia: doveri tra i coniugi, verso i figli e la società. Inculcava che la vocazione coniugale si realizza solo se la famiglia diventa una piccola Chiesa.
Padre Pio assumeva nella sua vita mistica i coniugi che si affidavano a lui con la loro relativa famiglia. Egli intercedeva e avvenivano svolte prodigiose, guarigioni autentiche, cambiamenti dei quadri clinici nel concepimento dei figli, nel periodo di gravidanza, nel parto. Diventava evidente la guida effettiva di Dio nei singoli momenti delle vicende familiari, quando gli sposi si abbandonavano, da ministri fedeli, al piano programmato da Dio nel sacramento.
Nella crescita della famiglia, Padre Pio metteva in evidenza che tutto è regolato dalla Provvidenza divina nelle vicissitudini umane, inoltre che Dio è protagonista sia della salute che dell'avvenire dei figli. Infatti i figli appartengono a lui. Pensare a educare bene i figli è liturgia del sacramento vissuto. L'ansia dei genitori per i figli, per il loro vero bene, diventa per loro martirio santificante.
Ci si può chiedere qual era il metodo pratico di Padre Pio per innalzare il livello della famiglia a tale altezza di vita morale e santificante. Gli strumenti erano due: fede forte e preghiera con i sacramenti. Dapprima coltivava nei coniugi la preghiera, il rosario e la sensibilità all'eucaristia, pressoché quotidiana, e contemporaneamente li guidava all'abbandono alla Provvidenza e alla volontà di Dio. È così che ancor oggi vengono formate le famiglie che seguono la spiritualità di Padre Pio, famiglie controcorrente, ma serene, con figli sani moralmente e non mancano le vocazioni.
Fidanzati. Padre Pio, come curava gli sposi e li aiutava a risolvere i loro problemi, così si comportava con i fidanzati. Faceva propri i loro problemi.
Un giovane, nativo di Rovigo, di circa 25 anni, orfano di padre e con la madre miracolata da Padre Pio, decide di sposarsi, ne parla con la madre che lo consigla di avvicinare prima Padre Pio e di consigliarsi sulla ragazza. Scese allora da Padre Pio, si confessò, presentò la foto della ragazza e si sentì dire: «Questa non fa per te». Risposta amara da digerire. Con fatica la lascia e successivamente parla a sua madre di una seconda ragazza, «conosciuta in chiesa», iscritta all'associazione cattolica. La madre ancora lo convince a ritornare da Padre Pio. Dapprima resiste ma poi va e Padre Pio ripete la prima sentenza. Il giovane è sconvolto: «Allora, Padre, se mi devo fare frate, me lo dica subito». «No, la tua famiglia te la formerai».
Come proseguirono le sue vicende? La prima fidanzata, due anni dopo, morì. La seconda si sposò, ma poi disfece la sua famiglia. Lui, con una terza ragazza, formò la propria famiglia allietata da soddisfazioni, lavoro e dalla nascita di diversi figli.
Talvolta il Padre, ai fidanzati, svelava ciò che il suo occhio spirituale vedeva in Dio, oppure si limitava a dare indicazioni. Cercava sempre di coscientizzarli sulla vocazione alla famiglia, mentre oggi solitamente si punta di più all'amore umano.
Regola d'oro era che l'uno e l'altra dovevano essere:
a) di vita cristiana, credenti e praticanti;
b) che lui avesse lavoro garantito e che lei fosse amante della casa;
c) che godessero buona salute;
d) che si piacessero e si volessero veramente bene scambievolmente.
Padre Pio aiutava, guidava, guariva, incanalava verso il bene, senza mai stancarsi, infondendo fiducia, pur difendendo e presentando la legge divina in tutta la sua ampiezza.
Non può essere dimenticato, infine, che proprio per la sua fedeltà alla difesa della legge di Dio contro i corrotti e i corruttori, Padre Pio subì quella che, dagli storici, viene definita la prima persecuzione (1922-1933). Egli mai permetteva al penitente di venire a compromesso con ciò che è intrinsecamente perverso.