Lettera di Giovanni Paolo II alle donne

A voi, donne del mondo intero,
il mio saluto più cordiale!

1. A ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo indirizzo questa lettera nel segno della condivisione e della gratitudine, mentre si avvicina la IV Conferenza Mondiale sulla Donna, che si terrà a Pechino nel prossimo mese di settembre.
Desidero innanzitutto esprimere il mio vivo apprezzamento all'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha promosso una iniziativa di così grande rilievo. Anche la Chiesa intende offrire il suo contributo a difesa della dignità, del ruolo e dei diritti delle donne, non solo attraverso lo specifico apporto della Delegazione ufficiale della Santa Sede ai lavori di Pechino, ma anche parlando direttamente al cuore e alla mente di tutte le donne. Recentemente, in occasione della visita che la Signora Gertrude Mongella, Segretaria Generale della Conferenza, mi ha fatto proprio in vista di tale importante incontro, ho voluto consegnarle un Messaggio nel quale sono raccolti alcuni punti fondamentali dell'insegnamento della Chiesa in proposito. È un messaggio che, al di là della specifica circostanza che lo ha ispirato, si apre alla prospettiva più generale della realtà e dei problemi delle donne nel loro insieme, ponendosi al servizio della loro causa nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Per questo ho disposto che fosse trasmesso a tutte le Conferenze Episcopali, per assicurarne la massima diffusione.
Rifacendomi a quanto scrivevo in tale documento, vorrei ora rivolgermi direttamente ad ogni donna, per riflettere con lei sui problemi e le prospettive della condizione femminile nel nostro tempo, soffermandomi in particolare sul tema essenziale della dignità e dei diritti delle donne, considerati alla luce della Parola di Dio.
Il punto di partenza di questo ideale dialogo non può che essere il grazie. La Chiesa - scrivevo nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem - « desidera ringraziare la santissima Trinità per il "mistero della donna", e, per ogni donna, per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le "grandi opere di Dio" che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei » (n. 31).
2. Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell'umanità.
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
3. Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l'intera umanità di autentiche ricchezze spirituali. Non sarebbe certamente facile additare precise responsabilità, considerando la forza delle sedimentazioni culturali che, lungo i secoli, hanno plasmato mentalità e istituzioni. Ma se in questo non sono mancate, specie in determinati contesti storici, responsabilità oggettive anche in non pochi figli della Chiesa, me ne dispiaccio sinceramente. Tale rammarico si traduca per tutta la Chiesa in un impegno di rinnovata fedeltà all'ispirazione evangelica, che proprio sul tema della liberazione delle donne da ogni forma di sopruso e di dominio, ha un messaggio di perenne attualità, sgorgante dall'atteggiamento stesso di Cristo. Egli, superando i canoni vigenti nella cultura del suo tempo, ebbe nei confronti delle donne un atteggiamento di apertura, di rispetto, di accoglienza, di tenerezza. Onorava così nella donna la dignità che essa ha da sempre nel progetto e nell'amore di Dio. Guardando a Lui, sullo scorcio di questo secondo millennio, viene spontaneo di chiederci: quanto del suo messaggio è stato recepito e attuato?
Sì, è l'ora di guardare con il coraggio della memoria e il franco riconoscimento delle responsabilità alla lunga storia dell'umanità, a cui le donne hanno dato un contributo non inferiore a quello degli uomini, e il più delle volte in condizioni ben più disagiate. Penso, in particolare, alle donne che hanno amato la cultura e l'arte e vi si sono dedicate partendo da condizioni di svantaggio, escluse spesso da un'educazione paritaria, esposte alla sottovalutazione, al misconoscimento ed anche all'espropriazione del loro apporto intellettuale. Della molteplice opera delle donne nella storia, purtroppo, molto poco è rimasto di rilevabile con gli strumenti della storiografia scientifica. Per fortuna, se il tempo ne ha sepolto le tracce documentarie, non si può non avvertirne i flussi benefici nella linfa vitale che impasta l'essere delle generazioni che si sono avvicendate fino a noi. Rispetto a questa grande, immensa « tradizione » femminile, l'umanità ha un debito incalcolabile. Quante donne sono state e sono tuttora valutate più per l'aspetto fisico che per la competenza, la professionalità, le opere dell'intelligenza, la ricchezza della loro sensibilità e, in definitiva, per la dignità stessa del loro essere!
4. E che dire poi degli ostacoli che, in tante parti del mondo, ancora impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica? Basti pensare a come viene spesso penalizzato, più che gratificato, il dono della maternità, a cui pur deve l'umanità la sua stessa sopravvivenza. Certo molto ancora resta da fare perché l'essere donna e madre non comporti una discriminazione. È urgente ottenere dappertutto l'effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico.
Si tratta di un atto di giustizia, ma anche di una necessità. I gravi problemi sul tappeto vedranno, nella politica del futuro, sempre maggiormente coinvolta la donna: tempo libero, qualità della vita, migrazioni, servizi sociali, eutanasia, droga, sanità e assistenza, ecologia, ecc. Per tutti questi campi, una maggiore presenza sociale della donna si rivelerà preziosa, perché contribuirà a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione che delineano la « civiltà dell'amore ».
5. Guardando poi a uno degli aspetti più delicati della situazione femminile nel mondo, come non ricordare la lunga e umiliante storia - per quanto spesso « sotterranea » - di soprusi perpetrati nei confronti delle donne nel campo della sessualità? Alle soglie del terzo millennio non possiamo restare impassibili e rassegnati di fronte a questo fenomeno. È ora di condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non possiamo altresì non denunciare la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo.
A fronte di tali perversioni, quanto apprezzamento meritano invece le donne che, con eroico amore per la loro creatura, portano avanti una gravidanza legata all'ingiustizia di rapporti sessuali imposti con la forza; e ciò non solo nel quadro delle atrocità che purtroppo si verificano nei contesti di guerra ancora così frequenti nel mondo, ma anche con situazioni di benessere e di pace, viziate spesso da una cultura di permissivismo edonistico, in cui più facilmente prosperano anche tendenze di maschilismo aggressivo. In condizioni del genere, la scelta dell'aborto, che pur resta sempre un grave peccato, prima di essere una responsabilità da addossare alle donne, è un crimine da addebitare all'uomo e alla complicità dell'ambiente circostante.
6. Il mio grazie alle donne si fa pertanto appello accorato, perché da parte di tutti, e in particolare da parte degli Stati e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto è necessario per restituire alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del loro ruolo. In proposito non posso non manifestare la mia ammirazione per le donne di buona volontà che si sono dedicate a difendere la dignità della condizione femminile attraverso la conquista di fondamentali diritti sociali, economici e politici, e ne hanno preso coraggiosa iniziativa in tempi in cui questo loro impegno veniva considerato un atto di trasgressione, un segno di mancanza di femminilità, una manifestazione di esibizionismo, e magari un peccato!
Come scrivevo nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno, guardando a questo grande processo di liberazione della donna, si può dire che « è stato un cammino difficile e complesso, e, qualche volta, non privo di errori, ma sostanzialmente positivo, anche se ancora incompiuto per i tanti ostacoli che, in varie parti del mondo, si frappongono a che la donna sia riconosciuta, rispettata, valorizzata nella sua peculiare dignità » (n. 4).
Occorre proseguire in questo cammino! Sono convinto però che il segreto per percorrere speditamente la strada del pieno rispetto dell'identità femminile non passa solo per la denuncia, pur necessaria, delle discriminazioni e delle ingiustizie, ma anche e soprattutto per un fattivo quanto illuminato progetto di promozione, che riguardi tutti gli ambiti della vita femminile, a partire da unarinnovata e universale presa di coscienza della dignità della donna. Al riconoscimento di quest'ultima, nonostante i molteplici condizionamenti storici, ci porta la ragione stessa, che coglie la legge di Dio inscritta nel cuore di ogni uomo. Ma è soprattutto la Parola di Dio che ci consente di individuare con chiarezza il radicale fondamento antropologico della dignità della donna, additandocelo nel disegno di Dio sull'umanità.
7. Consentite dunque, carissime sorelle, che insieme con voi io rimediti la meravigliosa pagina biblica che presenta la creazione dell'uomo, e che tanto dice sulla vostra dignità e la vostra missione nel mondo.
Il Libro della Genesi parla della creazione in modo sintetico e con linguaggio poetico e simbolico, ma profondamente vero: « Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò » (Gn 1, 27). L'atto creativo di Dio si sviluppa secondo un preciso progetto. Innanzitutto, è detto che l'uomo è creato « ad immagine e somiglianza di Dio » (cfr Gn 1, 26), espressione che chiarisce subito la peculiarità dell'uomo nell'insieme dell'opera della creazione.
Si dice poi che egli, sin dall'inizio, è creato come « maschio e femmina » (Gn 1, 27). La Scrittura stessa fornisce l'interpretazione di questo dato: l'uomo, pur trovandosi circondato dalle innumerevoli creature del mondo visibile, si rende conto di essere solo (cfr Gn 2, 20). Dio interviene per farlo uscire da tale situazione di solitudine: « Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile » (Gn 2, 18). Nella creazione della donna è inscritto, dunque, sin dall'inizio il principio dell'aiuto: aiuto - si badi bene - non unilaterale, ma reciproco. La donna è il complemento dell'uomo, come l'uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro complementari.La femminilità realizza l'« umano » quanto la mascolinità, ma con una modulazione diversa e complementare.
Quando la Genesi parla di « aiuto », non si riferisce soltanto all'ambito dell'agire, ma anche a quello dell'essere. Femminilità e mascolinità sono tra loro complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla dualità del « maschile » e del « femminile » che l'« umano » si realizza appieno.
8. Dopo aver creato l'uomo maschio e femmina, Dio dice ad entrambi: « Riempite la terra e soggiogatela » (Gn 1, 28). Non conferisce loro soltanto il potere di procreare per perpetuare nel tempo il genere umano, ma affida loro anche la terra come compito, impegnandoli ad amministrarne le risorse con responsabilità. L'uomo, essere razionale e libero, è chiamato a trasformare il volto della terra. In questo compito, che in misura essenziale è opera di cultura, sia l'uomo che la donna hanno sin dall'inizio uguale responsabilità. Nella loro reciprocità sponsale e feconda, nel loro comune compito di dominare e assoggettare la terra, la donna e l'uomo non riflettono un'uguaglianza statica e omologante, ma nemmeno una differenza abissale e inesorabilmente conflittuale: il loro rapporto più naturale, rispondente al disegno di Dio, è l'« unità dei due », ossia una « unidualità » relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono arricchente e responsabilizzante.
A questa « unità dei due » è affidata da Dio non soltanto l'opera della procreazione e la vita della famiglia, ma la costruzione stessa della storia. Se durante l'Anno internazionale della Famiglia,celebrato nel 1994, l'attenzione s'è portata sulla donna come madre, l'occasione della Conferenza di Pechino torna propizia per una rinnovata presa di coscienza del molteplice contributo che la donna offre alla vita di intere società e nazioni. È un contributo di natura innanzitutto spirituale e culturale, ma anche socio-politica ed economica. Veramente molto è quanto devono all'apporto della donna i vari settori della società, gli Stati, le culture nazionali e, in definitiva, il progresso dell'intero genere umano!
9. Normalmente il progresso è valutato secondo categorie scientifiche e tecniche, ed anche da questo punto di vista non manca il contributo della donna. Tuttavia, non è questa l'unica dimensione del progresso, anzi non ne è neppure la principale. Più importante appare la dimensione socio-etica,che investe le relazioni umane e i valori dello spirito: in tale dimensione, spesso sviluppata senza clamore, a partire dai rapporti quotidiani tra le persone, specie dentro la famiglia, è proprio al « genio della donna » che la società è in larga parte debitrice.
Vorrei a tal proposito manifestare una particolare gratitudine alle donne impegnate nei più diversi settori dell'attività educativa, ben oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti. Dovunque c'è l'esigenza di un lavoro formativo, si può constatare l'immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani, specialmente a vantaggio dei più deboli e indifesi. In tale opera esse realizzano una forma di maternità affettiva, culturale e spirituale, dal valore veramente inestimabile, per l'incidenza che ha sullo sviluppo della persona e il futuro della società. E come non ricordare qui la testimonianza di tante donne cattoliche e di tante Congregazioni religiose femminili che, nei vari continenti, hanno fatto dell'educazione, specialmente dei bambini e delle bambine, il loro principale servizio? Come non guardare con animo grato a tutte le donne che hanno operato e continuano ad operare sul fronte della salute, non solo nell'ambito delle istituzioni sanitarie meglio organizzate, ma spesso in circostanze assai precarie, nei Paesi più poveri del mondo, dando una testimonianza di disponibilità che rasenta non di rado il martirio?
10. Auspico dunque, carissime sorelle, che si rifletta con particolare attenzione sul tema del « genio della donna », non solo per riconoscervi i tratti di un preciso disegno di Dio che va accolto e onorato, ma anche per fare ad esso più spazio nell'insieme della vita sociale, nonché di quella ecclesiale. Proprio su questo tema, già affrontato peraltro in occasione dell'Anno Mariano, ebbi modo di intrattenermi ampiamente nella menzionata Lettera apostolica Mulieris dignitatem,pubblicata nel 1988. Quest'anno poi, in occasione del Giovedì Santo, alla consueta Lettera che invio ai sacerdoti ho voluto unire idealmente proprio la Mulieris dignitatem, invitandoli a riflettere sul significativo ruolo che nella loro vita svolge la donna, come madre, come sorella e come collaboratrice nelle opere di apostolato. È questa un'altra dimensione - diversa da quella coniugale, ma anch'essa importante - di quell'« aiuto » che la donna, secondo la Genesi, è chiamata a recare all'uomo.
La Chiesa vede in Maria la massima espressione del « genio femminile » e trova in Lei una fonte di incessante ispirazione. Maria si è definita « serva del Signore » (Lc 1, 38). È per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt'altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l'esperienza di un misterioso, ma autentico « regnare ». Non a caso è invocata come « Regina del cielo e della terra ». La invoca così l'intera comunità dei credenti, l'invocano « Regina » molte nazioni e popoli. Il suo « regnare » è servire! Il suo servire è « regnare »!
Così dovrebbe essere intesa l'autorità tanto nella famiglia quanto nella società e nella Chiesa. Il « regnare » è rivelazione della vocazione fondamentale dell'essere umano, in quanto creato ad « immagine » di Colui che è Signore del cielo e della terra, chiamato ad essere in Cristo suo figlio adottivo. L'uomo è la sola creatura sulla terra « che Iddio abbia voluta per se stessa », come insegna il Concilio Vaticano II, il quale significativamente aggiunge che l'uomo « non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di sé » (Gaudium et spes, n. 24).
In questo consiste il materno « regnare » di Maria. Essendo stata, con tutto il suo essere, dono per il Figlio, dono Ella diventa anche per i figli e le figlie dell'intero genere umano, destando la profondissima fiducia di chi si rivolge a Lei per essere condotto lungo le difficili vie della vita al proprio definitivo, trascendente destino. A questo finale traguardo ciascuno giunge attraverso le tappe della propria vocazione, un traguardo che orienta l'impegno nel tempo tanto dell'uomo quanto della donna.
11. In questo orizzonte di « servizio » - che, se reso con libertà, reciprocità ed amore, esprime la vera « regalità » dell'essere umano - è possibile accogliere, senza conseguenze svantaggiose per la donna,anche una certa diversità di ruoli, nella misura in cui tale diversità non è frutto di arbitraria imposizione, ma sgorga dalle peculiarità dell'essere maschile e femminile. È un discorso che ha una sua specifica applicazione anche all'interno della Chiesa. Se Cristo - con libera e sovrana scelta, ben testimoniata nel Vangelo e nella costante tradizione ecclesiale - ha affidato soltanto agli uomini il compito di essere « icona » del suo volto di « pastore » e di « sposo » della Chiesa attraverso l'esercizio del sacerdozio ministeriale, ciò nulla toglie al ruolo delle donne, come del resto a quello degli altri membri della Chiesa non investiti del sacro ministero, essendo peraltro tutti ugualmente dotati della dignità propria del « sacerdozio comune » radicato nel Battesimo. Tali distinzioni di ruolo, infatti, non vanno interpretate alla luce dei canoni di funzionalità propri delle società umane, ma con i criteri specifici dell'economia sacramentale, ossia di quella economia di « segni » liberamente scelti da Dio per rendersi presente in mezzo agli uomini.
Del resto, proprio nella linea di questa economia di segni, anche se fuori dell'ambito sacramentale, non è di poco conto la « femminilità » vissuta sul modello sublime di Maria. C'è infatti nella « femminilità » della donna credente, e in specie di quella « consacrata », una sorta di « profezia » immanente (cfr Mulieris dignitatem, n. 29), un simbolismo fortemente evocativo, si direbbe una pregnante « iconicità », che si realizza pienamente in Maria e ben esprime l'essere stesso della Chiesa in quanto comunità consacrata con l'assolutezza di un cuore « vergine », per essere « sposa » del Cristo e « madre » dei credenti. In questa prospettiva di complementarietà « iconica » dei ruoli maschile e femminile vengono meglio poste in luce due dimensioni imprescindibili della Chiesa: il principio « mariano » e quello « apostolico-petrino » (cfr ibid., n. 27).
D'altra parte - lo ricordavo ai sacerdoti nella menzionata Lettera del Giovedì santo di quest'anno - il sacerdozio ministeriale, nel disegno di Cristo, « non è espressione di dominio, ma di servizio » (n. 7). È compito urgente della Chiesa, nel suo quotidiano rinnovarsi alla luce della Parola di Dio, metterlo sempre più in evidenza, sia nello sviluppo dello spirito di comunione e nella attenta promozione di tutti gli strumenti tipicamente ecclesiali della partecipazione, sia attraverso il rispetto e la valorizzazione degli innumerevoli carismi personali e comunitari che lo Spirito di Dio suscita ad edificazione della comunità cristiana e a servizio degli uomini.
In tale ampio spazio di servizio, la storia della Chiesa in questi due millenni, nonostante tanti condizionamenti, ha conosciuto veramente il « genio della donna », avendo visto emergere nel suo seno donne di prima grandezza che hanno lasciato larga e benefica impronta di sé nel tempo. Penso alla lunga schiera di martiri, di sante, di mistiche insigni. Penso, in special modo, a santa Caterina da Siena e a santa Teresa d'Avila, a cui il Papa Paolo VI di v.m. attribuì il titolo di Dottore della Chiesa. E come non ricordare poi le tante donne che, spinte dalla fede, hanno dato vita ad iniziative di straordinaria rilevanza sociale a servizio specialmente dei più poveri? Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile ».
12. Voi vedete, dunque, carissime sorelle, quanti motivi ha la Chiesa per desiderare che, nella prossima Conferenza, promossa a Pechino dalle Nazioni Unite, si metta in luce la piena verità sulla donna. Si ponga davvero nel dovuto rilievo il « genio della donna », non tenendo conto soltanto delle donne grandi e famose vissute nel passato o nostre contemporanee, ma anche di quellesemplici, che esprimono il loro talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. È infatti specialmente nel suo donarsi agli altri nella vita di ogni giorno che la donna coglie la vocazione profonda della propria vita, lei che forse ancor più dell'uomo vede l'uomo, perché lo vede con il cuore. Lo vede indipendentemente dai vari sistemi ideologici o politici. Lo vede nella sua grandezza e nei suoi limiti, e cerca di venirgli incontro e di essergli di aiuto. In questo modo, si realizza nella storia dell'umanità il fondamentale disegno del Creatore e viene alla luce incessantemente, nella varietà delle vocazioni, la bellezza - non soltanto fisica, ma soprattutto spirituale - che Dio ha elargito sin dall'inizio alla creatura umana e specialmente alla donna.
Mentre affido al Signore nella preghiera il buon esito dell'importante appuntamento di Pechino, invito le comunità ecclesiali a fare dell'anno corrente l'occasione per un sentito rendimento di grazie al Creatore e al Redentore del mondo proprio per il dono di un così grande bene qual è la femminilità: essa, nelle sue molteplici espressioni, appartiene al patrimonio costitutivo dell'umanità e della stessa Chiesa.
Vegli Maria, Regina dell'amore, sulle donne e sulla loro missione al servizio dell'umanità, della pace, della diffusione del Regno di Dio!
Con la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 29 giugno 1995, Solennità dei Santi Pietro e Paolo
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GIOVANNI PAOLO II


LOURDES TV


Bernadette-Soubirous

IN DIRETTA CON IL SANTUARIO DI FATIMA

JESUS OF NAZARETH

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Domenica 12 Dicembre 2010 Cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Massimiliano Kolbe! Vivete con impegno il cammino personale e comunitario nel seguire il Signore. L’Avvento è un forte invito per tutti a lasciare entrare sempre di più Dio nella nostra vita, nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità, per avere una luce in mezzo alle tante ombre, alle tante fatiche di ogni giorno. Cari amici! Sono molto contento di essere in mezzo a voi, oggi, per celebrare il Giorno del Signore, la terza domenica dell’Avvento, domenica della gioia. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro Parroco, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, e il Vicario parrocchiale. Saluto quanti sono attivi nell’ambito della Parrocchia: i catechisti, i membri dei vari gruppi, come pure i numerosi aderenti al Cammino Neocatecumenale. Apprezzo molto la scelta di dare spazio all’adorazione eucaristica, e vi ringrazio delle preghiere che mi riservate davanti al Santissimo Sacramento. Vorrei estendere il mio pensiero a tutti gli abitanti del quartiere, specialmente agli anziani, ai malati, alle persone sole e in difficoltà. Tutti e ciascuno ricordo in questa Messa. Ammiro insieme con voi questa nuova chiesa e gli edifici parrocchiali e con la mia presenza desidero incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi stessi. Conosco le tante e significative opere di evangelizzazione che state attuando. Esorto tutti i fedeli a dare il proprio contributo per l’edificazione della comunità, in particolare nel campo della catechesi, della liturgia e della carità – pilastri della vita cristiana – in comunione con tutta la Diocesi di Roma. Nessuna comunità può vivere come una cellula isolata dal contesto diocesano; deve essere invece espressione viva della bellezza della Chiesa che, sotto la guida del Vescovo – e, nella Parrocchia, sotto la guida del Parroco che ne fa le veci –, cammina in comunione verso il Regno di Dio. Rivolgo uno speciale pensiero alle famiglie, accompagnandolo con l’augurio che esse possano pienamente realizzare la propria vocazione all’amore con generosità e perseveranza. Anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale "sì" che hanno pronunciato davanti a Dio e vicendevolmente nel giorno del matrimonio, ricordando che la fedeltà alla propria vocazione esige coraggio, generosità e sacrificio. La vostra comunità comprende al proprio interno molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Col passare del tempo, la comunità è cresciuta e si è in parte trasformata, con l’arrivo di numerose persone dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi. Proprio a partire da questa situazione concreta della Parrocchia, sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti: è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti. Ma occorre soprattutto cercare di coinvolgerle nella vita cristiana, mediante una pastorale attenta ai reali bisogni di ciascuno. Qui, come in ogni Parrocchia, occorre partire dai "vicini" per giungere fino ai "lontani", per portare una presenza evangelica negli ambienti di vita e di lavoro. Tutti devono poter trovare in Parrocchia cammini adeguati di formazione e fare esperienza di quella dimensione comunitaria che è una caratteristica fondamentale della vita cristiana. In tal modo saranno incoraggiati a riscoprire la bellezza di seguire Cristo e di fare parte della sua Chiesa. Sappiate, dunque, fare comunità con tutti, uniti nell’ascolto della Parola di Dio e nella celebrazione dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia. A questo proposito, la verifica pastorale diocesana in atto, sul tema "Eucaristia domenicale e testimonianza della carità", è un’occasione propizia per approfondire e vivere meglio queste due componenti fondamentali della vita e della missione della Chiesa e di ogni singolo credente, cioè l’Eucaristia della domenica e la pratica della carità. Riuniti attorno all’Eucaristia, sentiamo più facilmente come la missione di ogni comunità cristiana sia quella di portare il messaggio dell’amore di Dio a tutti gli uomini. Ecco perché è importante che l’Eucaristia sia sempre il cuore della vita dei fedeli. Vorrei anche dirigere una speciale parola di affetto e di amicizia a voi, cari ragazzi e giovani che mi ascoltate, e ai vostri coetanei che vivono in questa Parrocchia. La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita. Sentitevi veri protagonisti nella Parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli. Cari fratelli e sorelle, accanto all’invito alla gioia, la liturgia odierna – con le parole di san Giacomo che abbiamo sentito - ci rivolge anche quello ad essere costanti e pazienti nell’attesa del Signore che viene, e ad esserlo insieme, come comunità, evitando lamentele e giudizi (cfr Gc 5,7-10). Abbiamo sentito nel Vangelo la domanda del Battista che si trova in carcere; il Battista, che aveva annunciato la venuta del Giudice che cambia il mondo, e adesso sente che il mondo rimane lo stesso. Fa chiedere, quindi, a Gesù: "Sei tu quello che deve venire? O dobbiamo aspettare un altro? Sei tu o dobbiamo aspettare un altro?". Negli ultimi due, tre secoli molti hanno chiesto: "Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?". E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: "Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!". Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro. E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: "Sei tu?". Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: "Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni". Cominciamo qui, nella nostra Parrocchia: San Massimiliano Kolbe, che si offre di morire di fame per salvare un padre di famiglia. Che grande luce è divenuto lui! Quanta luce è venuta da questa figura ed ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi! Pensiamo al padre che era per i lebbrosi Damiano de Veuster, il quale è vissuto ed è morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità. Pensiamo a Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio. E così potremmo continuare e vedremmo, come il Signore ha detto nella risposta a Giovanni, che non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore. Così possiamo vivere, possiamo sentire la vicinanza di Dio. "Dio è vicino", dice la Prima Lettura di oggi, è vicino, ma noi siamo spesso lontani. Avviciniamoci, andiamo alla presenza della Sua luce, preghiamo il Signore e nel contatto della preghiera diventiamo noi stessi luce per gli altri. E questo è proprio anche il senso della Chiesa parrocchiale: entrare qui, entrare in colloquio, in contatto con Gesù, con il Figlio di Dio, così che noi stessi diventiamo una delle più piccole luci che Lui ha acceso e portiamo luce nel mondo che sente di essere redento. Il nostro spirito deve aprirsi a questo invito e così camminiamo con gioia incontro al Natale, imitando la Vergine Maria, che ha atteso nella preghiera, con intima e gioiosa trepidazione, la nascita del Redentore. Amen! ..

LOTTA CONTRO IL PAPA " PROFEZIE"

(Signora di tutti i popoli - Amsterdam) Improvvisamente vedo che davanti a me giace un cappello cardinalizio, dal quale penzolano dei nastri. Sopra vi viene tracciato un segno a forma di croce, come se il cappello venisse cancellato. Sento la Signora dire: "A Roma divampa una lotta contro il papa". Vedo dei vescovi seduti attorno al papa e odo: "Disastroso!" Poi la Signora sparisce. Il terzo messaggio dato a suor Agnese presso Akita (Giappone) il 13 Ottobre 1973 Recitate ogni giorno, la preghiere del Rosario. Col Rosario, pregate per il Papa, i vescovi e i sacerdoti . L´opera del diavolo si infiltrerà anche nella Chiesa in tale modo che vedrete cardinali contro cardinali e vescovi contro altri vescovi. I preti che mi venerano saranno disprezzati e saranno opposti dai loro confratelli. La Chiesa e gli altari saranno danneggiati. La Madonna a Melania de' La Salette (1851) Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. Profezia della Beata Anna Maria Taigi "...La religione verrà perseguitata e i preti massacrati. Le chiese verranno chiuse, ma solo per poco tempo. Il Santo Padre sarà obbligato a lasciare Roma."

L'INFERNO ESISTE, ESISTE IL MALE, COMBATTILO CON IL SANTO ROSARIO

L'INFERNO ESISTE, ESISTE IL MALE, COMBATTILO COME LA MADRE CI INVITA A FARE : IL SANTO ROSARIO

FATIMA

Fatima. Nella terza apparizione della Beata Vergine, 13 giugno 1917, a Francesco, Giacinta e Lucia, i tre pastorelli di Cova di Iria, (i primi due fatti santi il 13 ottobre 2000 da Papa Giovanni Paolo II) sono stati testimoni della reale esistenza dell’inferno… Racconta la veggente Lucia e tutt’ora vivente… “Dicendo queste ultime parole, la Signora aprì le mani, come aveva fatto durante i due mesi precedenti. La luce proveniente da esse sembrava penetrare la terra e vedemmo un mare di fuoco. Immersi in questo fuoco c’erano demoni e anime che sembravano tizzoni trasparenti, alcuni neri o bronzei, in forme umane, portate intorno dalle fiamme che uscivano da essi assieme a nuvole di fumo. Essi cadevano da tutte le parti, proprio come le scintille cadono dai grandi fuochi, leggere, oscillanti, tra grida di dolore e di disperazione, che ci atterrirono fino a farci tremare di paura. (Deve essere stata questa vista che mi fece gridare; la gente infatti dice di avermi sentita dare un grido). I demoni potevano essere distinti dalla loro somiglianza a orribili ripugnanti e sconosciuti animali, incandescenti come carboni accesi. Atterriti e come per supplicare aiuto, alzammo gli occhi verso Nostra Signora, la quale ci disse con gentilezza, ma anche con tristezza: “Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Al fine di salvarli Dio desidera di stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato””…

Lucia, Francesco e Giacinta

MEDJUGORJE

Nel 1981, i veggenti abitavano tutti nello stesso quartiere di Bijakovici, ai piedi del Podbrdo. Un pomeriggio Jakov e sua cugina Vicka erano sfuggiti alla sorveglianza generale con uno dei loro trucchi, tornavano da Citluk e decisero di andare nella casa dove Jakov abitava con sua mamma, perché avevano fame. La mamma di Jakov, Jaka, era estremamente povera e tutti e due vivevano in due minuscole stanze, senza acqua corrente, nella scomodità caratteristica del Medjugorje antecedente le apparizioni della Madonna. Vicka e Jakov sono arrivati a casa senza fiato e hanno detto a Jaka che avevano fame. Poi si sono messi in un altro angolo per parlare insieme, mentre Jaka preparava loro un piccolo spuntino frugale: dopo dieci minuti li chiama… nessuna risposta! Erano esattamente le 15,20. Jaka entra nell’altra stanza… nessuno! Il sangue le monta alla testa, perché era impossibile che fossero usciti senza che li avesse visti passare. Ha un bel ripensare a ogni minuto passato dopo il loro arrivo, non serve a niente, è incomprensibile… dovrebbero essere là! D’altra parte li aveva sentiti parlare poco tempo prima. Un abisso di angoscia l’afferra. La milizia… ma no, come avrebbe potuto prenderli senza passare dalla cucina? Esce spaventata e trova la mamma di Ivan che scende per il sentiero.– Non hai visto Jakov e Vicka?– No! –

Sale per il sentiero e interroga gli altri vicini, arriva fino ai genitori di Vicka. – No… - risponde Zlata, la mamma di Vicka, scuotendo la testa. Subito si spande la voce che Jakov e Vicka sono spariti e i cuori si serrano per l’angoscia perché gli abitanti di Bijakovici considerano i veggenti come loro figli, come la pupilla dei loro occhi. Passano i minuti, i ragazzi si sono letteralmente volatilizzati; la madre di Vikia è categorica: non sono passati da qui. D’altra parte non li ha visti nessuno. Jaka rientra a casa sua disperata; gira e rigira per la cucina, poi torna nella camera vuota, là dove erano ultimamente, nell’assurda speranza di ritrovarli, di risvegliarsi dall’incubo. Ma non c’è nessuno! Rimuove i due piatti ormai freddi, sistema la vecchia casseruola, mentre nella sua mente passano velocemente le peggiori scene che un’immaginazione di madre possa concepire. Esce e va a sedersi sotto l’alberello vicino a casa. Da lì potrà spiare… Quando ad un tratto alle 15.50 le sembra di sentire un rumore, Non crede alle sue orecchie, viene dalla casa! – Sei tu Jakov? Jakov salta fuori tutto felice e grida a sua madre: - Mamma, mamma! Siamo andati in Cielo! Abbiamo visto il Cielo! – Il Cielo?!! No… non è possibile! Non posso credere che siate andati in Cielo. “Jakov , raccontaci…” chiedono i pellegrini. – La Gospa (Madonna) è venuta e ci ha portato con Lei. Vicka era con me, andate a chiederle, vi racconterà lei… - Vicka non si fa pregare due volte per raccontare il “suo viaggio nell’aldilà”: - Non ce l’aspettavamo – dice – la Gospa è venuta in camera mentre la mamma di Jakov ci preparava la colazione in cucina. Ci ha proposto di partire tutti e due con Lei per vedere il paradiso, il purgatorio e l’inferno. Questo ci ha molto sorpresi e in un primo momento né Jakov né io abbiamo detto di si. – Porta piuttosto Vicka con te – le ha detto Jakov – lei ha molti fratelli e sorelle, mentre io sono l’unico figlio di mia madre. – Infatti, dubitava che si potesse ritornare vivi da una simile spedizione! – Da parte mia – aggiunge Vicka , - mi dicevo – “Dove ci ritroveremo? E quanto tempo ci vorrà? “ Ma alla fine vedendo che il desiderio della Gospa era di portarci con se, abbiamo accettato. E ci siamo ritrovati lassù. – Lassù? – ho chiesto a Vickia, - ma come ci siete arrivati? – Appena abbiamo detto si, il tetto si è aperto e ci siamo trovati lassù! – Siete partiti con il vostro corpo? – Si, come siamo ora! La Gospa ha preso Jakov con la mano sinistra e me con la mano destra e siamo partiti con Lei. Per prima cosa ci ha mostrato il paradiso. – Siete entrati così facilmente in cielo? – Ma no! – mi ha detto Vickia – siamo entrati dalla porta. – Una porta come?- Mah! Una porta normale! Abbiamo visto San Pietro vicino alla porta e la Gospa ha aperto la porta… - San Pietro? Come era? – Mah! Come era sulla terra! – Cioè? – Circa sessanta, settant’anni, non molto alto ma nemmeno piccolo, con i capelli grigi, un po’ ricci, abbastanza tarchiato… - Non vi ha aperto lui? – No la Gospa ha aperto da sola senza chiave. Mi ha detto che era San Pietro, lui non ha detto niente, ci siamo salutati così semplicemente. – Non è parso sorpreso di vedervi? – No, perché? Capisci, eravamo con la Gospa. – Vicka descrive la scena come se si parlasse di una passeggiata fatta non più tardi di ieri, con la famiglia, nei dintorni. Non sente nessuna barriera fra “le cose di lassù” e quelle di quaggiù. E’ perfettamente a suo agio fra queste realtà. Stranamente non si rende conto che la sua esperienza rappresenta un tesoro per l’umanità e che il linguaggio del cielo così famigliare per lei, apre una finestra su un mondo completamente diverso per la nostra società attuale,per noi che siamo “non-veggenti”. – Il paradiso è un grande spazio senza limiti. C’è una luce che non esiste sulla terra. Ho visto tanta gente e tutti sono molto felici. Cantano, ballano… comunicano fra loro in un modo per noi impensabile. Si conoscono nell’intimo. Sono vestiti di lunghe tuniche e ho notato tre colori diversi. Ma questi colori non sono come quelli della terra. Assomigliano al giallo, al grigio e al rosso. Ci sono anche degli angeli con loro. La Gospa ci spiegava tutto. “Vedete come sono felici. Non manca loro niente”. – Vicka puoi descrivermi questa felicità che vivono i beati in cielo? – No non posso descriverla, perché sulla terra non esistono parole per dirlo. Questa felicità degli eletti, la sentivo anch’io. Non posso parlartene, non posso che viverla nel mio cuore. – Non hai avuto voglia di restare lassù e di non tornare più sulla terra? – Si! Risponde sorridendo. Ma non si deve pensare soltanto a se stessi! Sai la nostra più grande felicità è quella di rendere la Gospa felice. Noi sappiamo che vuole tenerci sulla terra ancora per un po’ di tempo per portare i suoi messaggi. E’ una grande gioia condividere i suoi messaggi! Finché ha bisogno di me, io sono pronta! Quando vorrà prendermi con sé sarò pronta ugualmente! E’ il suo progetto, non il mio… - I beati, potevano vederti anche loro? – Certamente ci vedevano! Eravamo con loro! – Come erano? – Avevano circa trent’anni. Erano molto, molto belli. Nessuno era troppo piccolo o troppo grande. Non c’erano persone magre o grasse o malate. Tutti stavano molto bene. – Allora perché San Pietro era più vecchio e vestito come sulla terra? – Breve silenzio da parte sua… la domanda non le era mai venuta in mente. – E’ così, ti racconto ciò che ho visto! – E i vostri corpi erano in cielo con la Gospa non c’erano più sulla terra, in casa di Jakov? – No, certo! I nostri corpi sono spariti dalla casa di Jakov. Tutti ci hanno cercato! E’ durato venti minuti in tutto. – Dopo il paradiso, la Gospa ci ha portati a vedere il purgatorio. E’ un luogo molto scuro e noi non potevamo vedere quasi niente perché c’era come un fumo grigio, molto spesso del colore della cenere. Sentivamo che c’era una quantità di gente ma non potevamo vedere i volti per via di questo fumo. Potevamo però sentire i gemiti e le grida. Sono molto numerosi e soffrono molto. Sentivamo anche delle specie di urti, come se persone si scontrassero. La Gospa ci diceva: “Vedete come queste persone soffrono! Aspettano le vostre preghiere per poter andare in cielo”. Dopo il purgatorio – continua Vicka – la Gospa ci ha mostrato l’inferno. E’ un posto terribile. Nel mezzo c’è un gran fuoco, ma non come quello che conosciamo sulla terra. Abbiamo visto gente assolutamente normale, come quelli che si incontrano per la strada, che si gettavano da soli in quel fuoco. Quando ne uscivano assomigliavano a belve feroci che gridavano il loro odio e la loro ribellione e bestemmiavano… Era difficile credere che fossero esseri umani, tanto erano sfigurati, cambiati… Davanti a questo spettacolo eravamo spaventati e non capivamo come una cosa così orribile potesse succedere a quella gente. Fortunatamente la presenza della Gospa ci rassicurava. Abbiamo anche visto una ragazza molto bella gettarsi nel fuoco: dopo sembrava un mostro. La Gospa allora ci ha spiegato quello che avevamo visto e ci ha detto: - Quella gente è andata all’inferno di sua volontà. E’ una loro scelta, una loro decisione. Non abbiate paura! Dio ha donato a ciascuno la libertà. Sulla terra ognuno può decidersi per Dio o contro Dio. Certe persone sulla terra fanno sempre tutto contro Dio, contro la sua volontà, pienamente consapevoli: cominciano così l’inferno nel loro cuore; quando viene il momento della morte, se non si pentono, è lo stesso inferno che continua. – Gospa – le abbiamo allora chiesto – queste persone, un giorno, potranno uscire dall’inferno? – L’inferno non finirà, coloro che sono là non vogliono ricevere più niente da Dio, hanno scelto liberamente di essere lontani da Dio, per sempre! Dio non vuole forzare nessuna ad amarlo. – Allora chiedo a Vicka: - Se Dio ha il cuore buono, non gli importa lasciare che i suoi figli si perdano così, per sempre? Perché non mette una barriera davanti all’inferno, per esempio, o perché non prende nelle sue braccia tutti quelli che si apprestano a gettarsi nel fuoco per convincerli ad andare con lui invece che con Satana? - Ma Dio fa di tutto per salvarci! Tutto! Gesù è morto per ognuno di noi e il suo amore è grande per tutti. Ci invita sempre ad avvicinarci al suo cuore ma cosa può fare quando non si vuole accettare il suo amore? Niente! L’amore non si può imporre! - Alla fine la Gospa affida loro una missione: Vi ho mostrato tutto questo, perché sappiate che esiste e lo diciate agli altri. Come siete tornati a casa? – Nello stesso modo! Siamo ridiscesi attraverso il tetto e ci siamo ritrovati in camera di Jakov!

L'inferno dogma di fede ribadito a Medjugorje

Ai primi di novembre del 1981 alcuni veggenti hanno visto l'inferno; padre Bubalo rivolgendosi a Vicka: ad un tratto la Madonna è scomparsa e davanti a voi si è aperto l'inferno. L'avete visto tu, Jakov e Marija. Hai scritto che era spaventoso; sembrava un mare di fuoco; dentro c'era tanta gente. Tutti anneriti, sembravano diavoli. Affermi che nel mezzo hai visto una donnaccia bionda, con i capelli lunghi e le corna, e i diavoli che l'assalivano da tutte le parti. Era orribile e basta. Io ho descritto - spiega Vicka - come ho potuto; ma non lo si può descrivere. La Madonna, vi ha detto perché ve lo ha mostrato? Sì, sì; come no! Ce l'ha mostrato per farci vedere come stanno coloro che ci cadono.... Chi può pensare sempre a queste cose? Però non si può neppure dimenticare quello che abbiamo visto. Verso la metà di novembre 1981 Vicka e Jakov sono stati portati dalla Madonna in cielo. La Madonna "mentre ci mostrava il paradiso e l'inferno - racconta Vicka - guardava dove guardavamo noi. La Gospa ha prima mostrato il purgatorio e poi l'inferno. Dalle parole di Vicka si direbbe che i due veggenti siano stati "portati" all'inferno: Fuoco... diavoli... la gente bruttissima! - ripete Vicka -. Tutti con le corna e con la coda. Sembrano tutti diavoli. Soffrono... Dio ce ne preservi e basta. Solo che ho visto di nuovo quella donnaccia bionda e con le corna. Lei soffre in mezzo a quel fuoco; e i diavoli intorno a lei. Orribile e basta. La Madonna - chiede ancora p. Bubalo - quindi non vi ha proibito di raccontarlo? Non ce l'ha proibito; anzi, ci ha detto di raccontarlo. Più avanti Vicka aggiunge: Credo che sarebbe molto utile che gli uomini non si dimenticassero mai che, un giorno, saremo tutti giudicati da Dio. Esiste una differenza terribile tra il Paradiso e l'Inferno. Io l'ho vista. Che Dio ci salvi dall'Inferno! (da Mille incontri con la Madonna, Janko Bubalo, Ed. Messaggero, Padova 1985, pagine varie). Anche Jakov Colo dice di aver visto l'inferno: Ho visto una grande, grande fiamma e gli uomini dentro. Che faccia avevano questi uomini? Nera. Stanno nella fiamma e quando escono dalla fiamma diventano neri, cambiano. Non sono proprio uomini, sono tra uomini e bestie, una combinazione. E Maria cos'ha detto quando avete visto l'inferno? "Qui arrivano quelli che non hanno seguito la strada di Dio. A Marija Pavlovic è stato chiesto: La Madonna ha detto quando il Satana sarà schiacciato? A me no. Tu hai visto Satana? Sì, nell'inferno. Cosa fa? Alza il fuoco. Che faccia ha? Ha una faccia nera. A noi quando si è presentato, si è mostrato come una ragazza. L'abbiamo visto per un attimo, forse un minuto, come lo spezzone di un film. Era nera, con i capelli lunghi, l'aspetto trasandato, sembrava che sfuggisse una pietra che voleva raggiungerla; lei scappava. Satana fa paura oppure attira a sé? Sicuramente fa paura. Perché fa paura? Non so perché fa paura. Ha una faccia umana Satana? Sì, però spaventosa. Che colore ha la sua faccia? Piuttosto nera, che bianca. Da 12 anni di apparizioni di René Laurentin, stralciamo la parte di un'intervista che Marija rilasciò nel novembre 1986: Nostra Signora vi ha rivelato se un'anima del purgatorio può essere perduta ed andare all'inferno? No, una volta che essi sono in purgatorio, non possono andare che al Cielo. A vostro parere, le persone che costantemente vanno di male in peggio, o dal male al bene, e che tuttavia amano Dio, andranno all'inferno? Io non so. Quando un uomo muore, Dio gli concede delle grazie e benedizioni speciali per decidere egli stesso dove vuole andare. Dio gli concede un'immagine della propria vita e di ciò che ha fatto durante questa vita, e così gli concede la grazia di decidere dove andrà, secondo quale è stata la sua vita. Egli ha libera scelta. Questi raggiunge l'esperienza di alcuni morenti che vedono tutto il loro passato sfilare davanti ai loro occhi, istantaneamente, con un giudizio chiaro del bene e del male. Bene, voi volete evitare l'inferno ed andare al Cielo. Che cosa accade in quel caso. Dio ci concede delle grazie speciali per capire pienamente e rispondere così in tutta verità. Dunque, Egli vi concede molte grazie per dire: 'Dio, io voglio il Cielo e voglio evitare l'inferno o il purgatorio" (come un siero della verità)? Sì, è così. Voi avete visto l'inferno, avete visto una ragazza che era vicino alle fiamme. Avete visto la sua figura? [Marija aveva parlato di questa ragazza prima dell'intervista registrata]. Noi l'abbiamo vista nell'inferno ed ella era tra le fiamme. Ella uscì ed aveva qualcosa di animalesco nella sua figura. Qualcosa di selvaggio. Nell'inferno, quando voi avete visto questa ragazza, Nostra Signora vi ha detto perché ella si trovava là? Ella non ce l'ha detto. È la sola persona che avete visto? No, c'era molta gente. Ma noi l'abbiamo notata perché si trovava tra le fiamme. Lei soffriva molto? Tutti coloro che sono nell'inferno correvano per evitare le fiamme. Essi soffrono moltissimo. Ma Dio concede a ciascuno la libertà di decidere dove andare. Queste persone avevano scelto l'inferno. Allora Dio non manda nessuno all'inferno, essi decidono per se stessi? Sì, noi siamo giudici della nostra vita. Quando avete visto l'inferno, avete visto altri dèmoni o Satana stesso? Io ho avuto una visione dell'inferno. Ma non mi trovavo lì. Sì, ma durante la vostra visione avete visto dei dèmoni o Lucifero? Noi non potemmo vedere Satana, ma Mirjana, un'altra veggente, che vive a Sarajevo, l'ha visto una volta [...] come un bel giovane uomo. Mirjana era a casa sua e la sua porta era chiusa. Improvvisamente apparve un giovane uomo. Egli tentava di convincerla a rinunciare alle apparizioni, promettendole tutti i tesori del mondo se ella avesse rinunciato. Ma ella prese dell'acqua benedetta, si fece il segno della croce e lui sparì. Allora Nostra Signora apparve immediatamente e le parlò. Lei, dunque, si era resa conto che c'era il demonio? Sì. Le promesse di Satana erano vane o lui aveva veramente il potere di compierle? Lei ha pensato che aveva questo potere? Sì, sì, il demonio ha un grande potere. E questa fu una grande tentazione per Mirjana. Ella sentiva che le forze la stavano abbandonando. Così, ella è stata presa da una forte tentazione? Sì, molto grande. Ai veggenti è stato chiesto singolarmente: hai visto qualcos 'altro oltre la Madonna e Gesù? Essi hanno risposto: Marija Pavlovic: Abbiamo visto il paradiso, il purgatorio e l'inferno, dove le persone soffrono e penano: è qualcosa di orribile. Vicka Ivanhovic: Abbiamo visto il paradiso e l'inferno: in mezzo c'è un gran fuoco, ma non c'è brace, niente. Solo le fiamme. Molte persone passano una dopo l'altra piangendo... Che Dio ce ne guardi! Ivanka Jvankovic:... l'inferno e il cielo. Mirjana Dragicevié: Sì, ho visto una volta il diavolo. Aspettavo la Madonna e proprio nel momento in cui avrei voluto fare il segno della croce, mi è apparso lui al suo posto. Allora mi sono spaventata. Lui mi ha promesso le cose più belle del mondo, ma io ho detto: No! Allora è scomparso d'un tratto ed è apparsa la Madonna. Mi ha detto che lui tenta sempre di distogliere il vero credente dalla giusta strada.

Santa SUOR FAUSTINA KOWALSKA

Dal suo diario apprendiamo quanto segue… 20.x.1936. (II° Quaderno)

Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. E un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la Misericordia di Dio per loro. O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo peccato.

http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno/index.php

IO SONO TUO PADRE


Quando ti sei svegliato questa mattina
ti ho osservato ed ho sperato
che tu mi rivolgessi la parola, però
ho notato che eri molto occupato a cercare
il vestito giusto da metterti per andare
a lavorare. Ho continuato ad aspettare
ancora mentre correvi in casa per vestirti
e sistemarti, sapevo che avresti avuto
del tempo anche solo per fermarti un momento
e dirmi “Ciao!”, però eri troppo
occupato. Per questo ho acceso il cielo
per te, l’ho riempito di colori e di canti
di uccelli per vedere se così mi ascoltavi,
però nemmeno di questo ti sei reso conto.
Ti ho osservato mentre ti accingevi al
lavoro e ti ho aspettato pazientemente
tutto il giorno, ma tu eri troppo occupato
per dirmi qualcosa. AI tuo rientro ho visto
la stanchezza sul tuo volto ed ho pensato
di rinfrescarti un poco facendo cadere
una lieve pioggia, perchè questa la portasse
via; il mio era un dono, ma tu ti sei
infuriato ed hai offeso il mio nome.
Desideravo tanto che tu mi parlassi…
c’era ancora tanto tempo, ho pensato.
Dopo hai acceso il televisore, ti ho aspettato
pazientemente, mentre guardavi la
TV, hai cenato e ti sei immerso nel tuo
mondo, ti sei dimenticato nuovamente di
parlare con me.
Ho notato che eri stanco ed ho compreso
il tuo desiderio di silenzio e così ho fatto
scendere il sole e al suo posto ho disteso
una coperta di stelle ed al centro di questo
ho acceso una candela: era uno spettacolo
bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.
AI momento di dormire, dopo aver augurato
la buona notte alla tua famiglia, ti
sei coricato e quasi immediatamente ti
sei addormentato. Nemmeno ti sei accorto
che io sono sempre con te. Bene, ti
sei svegliato ed ancora una volta io sono
qui che aspetto, senza nient’altro che il
mio amore per te, sperando che oggi tu
possa dedicarmi un po’ del tuo tempo.
Ti amo tanto
che attendo tutti i giorni una
preghiera, i doni che ti ho dato oggi sono
il frutto del mio amore per te.
Buona giornata…

Dio “tuo Padre”



LE 4 REGOLE DEL SILENZIO

1 - Soffocare il mormorio interiore L'anima creata e ricreata con il Battesimo è stata avvolta da un silenzio che è pudore e creazione. Il Silenzio è musica, è danza estetica in cui Dio colma l'anima vergine della Sua presenza. La disciplina del Silenzio compie, congiuntamente alla Grazia, quello che i sedimenti del tempo hanno accumulato sulla nostra anima confusa, obnubilata, disturbata dal rumore esterno ed interno. a. Il Mormorio dei ricordi: non dargli peso, concentrati sulla Grazia. b. Disciplina la curiosità. Quella delle novità, del comportamento altrui e soprattutto quella intellettuale. c. Non dare spazio alle Preoccupazioni (vd Mt. 6,24-34). Dio viene quando dorme ciò che appartiene alla terra. 2 - Evita le critiche e i giudizi interni Osserva, anche per un solo giorno, il corso dei tuoi pensieri: ti sorprenderà la frequenza e la vivacità delle tue critiche interne con immaginari interlocutori, se non altro con quelli che ti stanno vicino. Qual è di solito la loro origine? Questo: lo scontento a causa dei vicini più stretti che non ci vogliono bene, non ci stimano, non ci capiscono; sono severi, ingiusti o troppo gretti con noi o con altri "oppressi". Siamo scontenti dei nostri fratelli soprattutto dei più vicini: la Famiglia, gli amici, i conoscenti, i colleghi di lavoro, ecc. Allora nel nostro spirito si crea un tribunale, nel quale siamo procuratore, presidente, giudice e giuria; raramente avvocato, se non a nostro favore. Si espongono i torti; si pesano le ragioni; ci si difende; ci si giustifica; si condanna l'assente. Da qui nasce la vendetta, il rancore, la rabbia, con un enorme spreco di forze e, cosa peggiore, il declino totale della nostra maturazione. Il dovere contemplativo è un dovere che nasce dallo Spirito. Dalla tua contemplazione nascono le tue ragioni e la tua capacità di convincere; la Verità compie la Sua strada sia attraverso te che oltre te stesso. 3 - Combatti le ossessioni e i fantasmi del cuore Le idee e le immagini che affiorano alla mente sono spesso fantasmi che prendono corpo da un guazzabuglio interiore. Per questo esse vanno filtrate alla luce di Dio. Ridimensionate , evangelizzate, purificate, collocate nella Sua Luce. Altrimenti esse ti divorano portandoti alla dissociazione del sé. 4 - Non preoccuparti di te stesso Non parlare di te con te stesso in maniera morbosa e insistente. I momenti di esame di coscienza vanno fatti alla Luce di Dio, la quale non giudica mai ma ti accoglie e ti da l'esatta dimensione della realtà che sei e in cui vivi. a. Non trarre conclusioni sulle difficoltà della tua vita b. Non sopravvalutare le tue pene e i tuoi sacrifici c. Non avere un "amore ambizioso" della tua anima Impara a cogliere la Grazia dell'istante. Solo chi cerca e vive il silenzio la coglie; solo così si può aderire a ciò che Dio ti dice, momento per momento. Cerca di piacere a Dio, ora, e nulla più. Fa' quanto puoi. Tu sei membro del corpo mistico di Cristo, forse il meno nobile, ma non inutile. Di' dal profondo ma sereno: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per me, povero peccatore". E vivi in pace, sotto la protettrice ala di Dio che ti ama.

HO BISOGNO DI SILENZIO

Signore,

sto camminando per la strada,

in mezzo alla gente,

in mezzo alla confusione

di tutti i giorni.

La gente corre verso cose

in cui neppure crede;

io sto correndo verso di te,

verso la vita,

sento di aver bisogno di te, o……ra.

Ti sembrerà strano,

ma mi sento solo

in mezzo a tanta gente;

ho bisogno di silenzio,

di te, della tua comprensione,

e della sicurezza che solo tu sai dare.

Ho bisogno di fermarmi,

per riflettere.

Entro nella tua casa,

tu mi stavi aspettando

e io aspetto te.

Grazie per avermi saputo attendere

senza mai chiedere

il perché del mio ritardo


OPERA SANTO SPIRITO